Il fenomeno non è nuovo e, con esclusione di una certa limitazione dell’attività nel periodo più caldo dell’emergenza sanitaria, per evidente ridotta mobilità su strada, continua da anni a registrare una costante crescita: parliamo dei furti di mezzi utilizzati dalla logistica per il trasporto di merci, siano essi tir, camion o furgoni, che costituiscono una vera e propria piaga e non solo nel nostro paese.
Basti pensare che negli Stati Uniti, secondo il National Crime Bureau, pur nell’incertezza delle cifre, i furti addebitabili al trasporto merci su strada sono stimati tra i 15 ed i 35 miliardi di dollari ogni anno, in un paese in cui il trasporto su gomma non occupa il primo posto.
Situazione anche più pesante viene denunciata in Sud America, mentre in Europa, dove oltre il 74 % delle merci è movimentato su strada, si stima che la perdita dovuta ai furti sia superiore agli 8 miliardi di euro l’anno
L’Italia, che ha una diffusione del trasporto merci su gomma ancora superiore e attestata oltre 86%, seconda solo alla Spagna che detiene questo singolare record con più del 90%, risulta particolarmente esposta alla minaccia di tali aggressioni criminali che, nella maggior parte dei casi, riguarda i mezzi ed i loro carichi ma che spesso coinvolge pericolosamente anche gli autisti ed il personale di trasporto.
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I numeri del fenomeno
L’ultimo Report 2023 di Viasat mostra che nel 2022 in Italia sono stati oggetto di furto 2.416 mezzi pesanti con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente. A questi occorre poi sommare le sottrazioni di furgoni pari a 6.620 (+18% circa), per un totale di 9.036 automezzi da trasporto merci (+15,5% rispetto al 2021) trafugati in un solo anno.
In pratica oltre 700 veicoli, tra camion e furgoni, viene ogni mese rubato con il suo carico, arrecando un significativo danno alle imprese di logistica e sottraendo risorse importanti nell’economia del trasporto.
La regione con il maggior numero di sinistri è la Puglia con 1.533 furti, seguita da Lombardia con 1.527 casi, Lazio (1.273) e Campania (1.179).
Tra le cause più accreditate viene citata la mancanza di parcheggi sicuri che costringe i camionisti a fermarsi, lungo i loro viaggi, a sostare in piazzole improprie ed esposte a forti rischi di aggressione. Rientrano in questa casistica le stazioni di servizio, i piazzali nelle autostrade o i punti di ristoro, e nelle proprietà industriali.
Ad accreditare tale tesi vi è anche uno studio di qualche anno fa della Comunità Europea che denunciava la mancanza di 400.000 parcheggi sicuri lungo le strade della comunità e la loro necessità nasceva anche dall’osservazione che il 75% dei furti avviene quando i tir sono parcheggiati.
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La tecnologia come difesa
La realizzazione di parcheggi sicuri o comunque la destinazione di alcune specifiche aree a tale scopo è una strada importante ma, da sola, non appare sufficiente.
Oggi, certamente, non si può prescindere dal contributo che la tecnologia può offrire ed in particolare l’utilizzo di dispositivi satellitari che consentono di proteggere il mezzo e, in caso di necessità, geolocalizzarlo.
Avere la possibilità di monitorare e tracciare il veicolo ed il suo carico è uno dei modi più sicuri per cercare di limitare il rischio di furto e, allo stesso tempo, aumentare le possibilità di un suo successivo ritrovamento.
Questo aspetto, infatti, assume grande importanza alla luce dei numeri, anche in questo caso impietosi, evidenziati nel rapporto.
Infatti, solo il 43,5% dei mezzi rubati viene recuperato mentre di tutti i rimanenti si perdono definitivamente le tracce.
In maggior dettaglio, soltanto il 34% dei tir viene ritrovato contro il 47% dei furgoni.
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In caso di furto, chi paga?
Le conseguenze del furto di un mezzo pesante e del suo carico, aprono una serie di azioni risarcitorie nei confronti del vettore soprattutto da parte del mittente, cioè di colui che ha affidato la merce per il trasporto .
Senza entrare nel merito delle specifiche querelle legali, si può rilevare che secondo l’art. 1693 del Codice Civile “Il vettore è responsabile della perdita o dell’avaria delle cose consegnategli per il trasporto, dal momento in cui le riceve a quello in cui le riconsegna al destinatario, se non prova che la perdita o l’avaria è derivata da caso fortuito, dalla natura o dai vizi delle cose stesse o del loro imballaggio, o dal fatto del mittente o da quello del destinatario”.
In caso di furto, quindi, in assenza di dolo o colpa grave, il vettore è responsabile del risarcimento ma, in base all’art 1696 dello stesso Codice Civile, per i trasporti nazionali ed internazionali terrestri, il limite dell’azione risarcitoria è pari a 1 euro per chilogrammo di peso lordo della merce perduta o rubata.
In pratica un risarcimento che, il più delle volte, è solo nominale. Non è raro però che, proprio per questo motivo, il giudice chiamato a valutare attribuisca la colpa grave anche al mancato parcheggio in un area sicura e protetta.