Accordo storico alla COP28: le ricadute sul settore della logistica

Condividi
La Cop28 chiude i battenti con la promessa di ridefinire radicalmente il futuro delle emissioni di gas serra e segna un punto di svolta nella lotta contro il cambiamento climatico, ma ancora molta strada rimane da fare

Quando sembrava che ancora una volta la montagna avrebbe partorito il classico topolino, la Cop 28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 2023, proprio in chiusura dei lavori svolti a Dubai, ha trovato un inaspettato accordo tra i grandi della terra.

All’unanimità è stato infatti approvato il Global Stocktake, dichiarazione finale che rappresenta una pietra miliare nella via della decarbonizzazione, in quanto, pur senza far cadere completamente le attuali resistenze, per la prima volta parla di “transizione lontano dai combustibili fossili”.

Il testo, che appare, a molti operatori, frutto di necessari compromessi, superando l’ambiguo termine “phase out” con il più vago “transition away”, continua a suscitare dubbi e critiche alla sua leggibilità operativa, ma rappresenta un passo cruciale, la cui efficacia sarà determinata dall’attuazione e dall’adesione pratica degli attori nei diversi settori. 

Image by lifeforstock on Freepik

I punti dell’accordo

Il valore politico dell’accordo è però innegabile e vale la pena riassumerne i punti qualificanti.

L’accordo riconosce che le emissioni globali di gas serra raggiungeranno il picco tra il 2020 e comunque prima del 2025 e pertanto saranno necessari interventi immediati per limitarne gli effetti.

In particolare, limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, in linea con il percorso stabilito nell’accordo di Parigi, richiede riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni globali di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto al livello del 2019, per raggiungere lo zero netto di emissioni di anidride carbonica entro il 2050.

Viene riconosciuta, pertanto, la necessità di approcci diversificati quali  triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030

Ciò comporterà l’accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia prodotta dal carbone, incentivando in parallelo i sistemi energetici a zero emissioni nette, utilizzando combustibili a zero e a basse emissioni di carbonio entro la metà del secolo.

La chiave di questa vera e propria rivoluzione è racchiusa nella formula del transitioning away che dovrebbe segnare l’abbandono dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050. 

Ed è proprio nella corretta traduzione ed interpretazione del termine inglese “transition away” che si potrebbe nascondere tutta la debolezza di una fase operativa che avrà bisogno di grande determinazione per raggiungere i risultati desiderati coinvolgendo tutti i settori interessati.

Tra questi, specifica enfasi è data alla necessità di accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto stradale lungo una serie di percorsi, anche attraverso lo sviluppo delle infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero e a basse emissioni.

In questo contesto l’accordo riconosce anche che i combustibili transitori possono svolgere un ruolo nel facilitare la transizione energetica garantendo al tempo stesso la sicurezza energetica.

Image by user6702303 on Freepik

Le ricadute sulla logistica

I riflessi dell’accordo Global Stocktake sulla logistica saranno significativi e richiederanno un forte impegno da parte dei governi, delle imprese e dei consumatori.

Le conclusioni della COP28 sottolineano la richiesta di un impegno più forte per decarbonizzare la logistica, evidenziando la necessità di investimenti in tecnologie e infrastrutture a basse emissioni. 

L’obiettivo è chiaro: accelerare la transizione verso un sistema logistico più sostenibile.

I tre settori principali della logistica – trasporto merci, trasporto passeggeri e logistica magazzinistica – sono quindi chiamati a ridurre in modo significativo le emissioni e richiedono un cambiamento radicale per raggiungere la neutralità carbonica. 

Il trasporto su strada è responsabile di circa il 75% delle emissioni globali di gas serra legate alla logistica e nei  paesi sviluppati, può arrivare a costituire fino al 25% del totale delle emissioni di gas serra. I camion sono ritenuti tra i principali responsabili, e l’aumento del commercio online ha aumentato il numero di consegne, intensificando il problema delle emissioni.

Questo settore dovrà adottare misure più incisive per ridurre le proprie emissioni. L’utilizzo di carburanti alternativi, la ricerca di miglioramento dell’efficienza dei motori e lo sviluppo di tecnologie per ridurre le emissioni, e la promozione della mobilità sostenibile su strada, sono solo alcune delle azioni proposte.

Certamente l’implementazione degli obiettivi fissati dall’accordo Global Stocktake potrebbe comportare cambiamenti significativi nel modo in cui la logistica viene svolta oggi.

Sostanziale anche il coinvolgimento del trasporto marittimo che è responsabile di circa il 2% delle emissioni globali di gas serra

Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, il settore dovrà infatti investire in nuove tecnologie e infrastrutture a basso impatto ambientale. Ad esempio, le navi a propulsione elettrica o a idrogenopotrebbero rappresentare una soluzione promettente, ma la loro commercializzazione su larga scala è ancora in fase iniziale.

Anche il comparto del trasporto aereo che è responsabile di circa il 2,5% delle emissioni globali di gas serra dovrà investire in nuove tecnologie e infrastrutture a basso impatto ambientale. Ad esempio, i velivoli a propulsione ibrida o alimentati da carburanti sostenibili potrebbero rappresentare una soluzione alternativa

Nonostante gli obiettivi siano ambiziosi, le implicazioni per il settore logistico non possono essere sottovalutate: dal cambiamento di tecnologie all’adattamento dei modelli di business, tutto dovrà convergere verso la sostenibilità per affrontare la sfida climatica.

Sono pertanto da tenere nella giusta considerazione anche le possibili modifiche ai modelli di produzione e consumo attraverso la riduzione degli imballaggil’ottimizzazione delle catene di approvvigionamento e lo sviluppo di nuovi modelli di business più sostenibili.

Da considerare infine i riflessi sui cambiamenti comportamentali dei consumatori dove la preferenza potrebbe orientarsi verso prodotti e servizi a basso impatto ambientale e la riduzione degli spostamenti non necessari.

Ti potrebbero interessare