ADL, Alternative Delivery: perché è cruciale per l’ultimo miglio

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Le opzioni di consegna e ritiro degli acquisti online si differenziano sempre di più e l’home delivery non è la scelta del futuro: ecco perché

L’eCommerce si assesta in una posizione dominante, sebbene ridimensionata rispetto alle previsioni della prima ora pandemica, ma pone una questione vitale al mondo del delivery: qual’è il modello di distribuzione più sostenibile? Quali sono i trend in affermazione tra i clienti?

Europa e Stati Uniti, i due blocchi di Paesi in quali acquisti online e spedizione a domicilio hanno assunto un ruolo insostituibile nello schema del commercio stesso, vedono la crescente contrapposizione tra le due alternative rappresentate dall’home delivery e dall’alternative delivery (ADL).

Non si tratta di una questione da poco, a seconda dell’opzione cambiamo considerevolmente la prospettiva stessa di sostenibilità del delivery.

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A casa o…dove si vuole?

Se non esattamente dove si vuole, per lo meno in una serie di luoghi facilmente reperibili. La sostanziale alternativa al classico home delivery, vale a dire alla consegna a domicilio di ciò che si acquista su internet, esiste ed è rappresentata in questo momento da varie opzioni.

Il ritiro in negozio è forse la più diffusa, ma a prendere piede è rapidamente il ritiro presso depositi urbani, che anche in Italia si iniziano a vedere sotto forma di piccoli negozi colmi di armadietti apribili tramite codici di ritiro o QR Code.

Si dirà, perché una di queste opzioni dovrebbe prevalere sulle altre? Non è meglio una scelta più ampia?

Dal punto di vista del consumatore, probabilmente sì, ma la distribuzione deve fare i conti con un problema: la propria sostenibilità.

 

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Home delivery: ma quanto mi costi?

Già, il punto è sempre quello. I volumi di prodotti smerciati via internet oggi sono davvero considerevoli e hanno ricadute indirette sulle città in cui viviamo e sull’economia, in primis in termini ambientali.

Tante spedizioni domiciliari vogliono dire tanti viaggi, tanti viaggi vogliono dire molto inquinamento e, se proprio i mezzi sono ad emissioni zero, significano comunque più traffico.

Il ‘più’ è rispetto all’alternativa, che vuole il cliente ingaggiato nel coprire almeno l’ultimissima porzione di quel già ultimo miglio della sua consegna.   

Per le città e le amministrazioni comunali la congestione del traffico dipendente dalla sola componente dei veicoli commerciali impegnati nell’ultimo miglio è divenuto un problema serio, almeno quanto lo è per i fattorini stessi, che devono puntare ad economizzare il processo per non invertire il margine del profitto.

Dunque, va da sé: concentrare lo smistamento e la consegna verso punti comuni di raccolta è più sostenibile, in tutti i sensi.

 

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Chi ritira altrove?

A questo punto subentra la classica analisi di mercato che porta a chiedersi: ”Chi sceglie l’home delivery e perché? Chi invece è disposto a ritirare altrove la propria consegna?

Qui gli scenari si dividono, perché l’Europa pare essere per una volta leader del trend degli ‘alternativi’, mentre gli USA si conservano sia posizioni più comodamente domiciliate.

In realtà, come diversi studi universitari di marca USA tenderebbero a dimostrare, la sostanziale differenza la fa l’età dei consumatori. A prescindere dalle latitudini, i più anziani prediligono la spedizione sull’uscio, mentre i giovani non hanno problemi a spostarsi.

La seconda – ovvia – motivazione è economica, stavolta a vantaggio dell’Alternative Delivery, meno costosa sia perché effettivamente più risparmiosa per le aziende (sino al 30% in meno), sia per incentivo all’utilizzo.

Terzo punto, la distanza da casa del punto di prelievo: se contenuta entro due isolati dal domicilio, accattiverebbe anche i più anziani.

Vi è poi l’ultima informazione utile, ossia il censo, che vede chi ha un livello di istruzione ed un reddito più alti maggiormente propenso verso le scelte alternative.

 

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Un modello di sviluppo

La scommessa del delivery dei prossimi anni è far pendere l’ago della bilancia dalla parte dell’Alternative Delivery, in particolare di quello presso punti di consegna privi di personale.

Secondo Via.Delivery il 50% degli utenti che scelgono di non farsi recapitare a casa gli acquisti è motivato dalla convenienza, il 15% da ragioni di sicurezza sulla custodia della merce e un 15% perché sarebbe un buon modo per mantenere segreto un regalo.

L’America in questo caso guarda all’Europa, in quanto nei Paesi nordici, sebbene non maggioritaria in assoluto, la scelta dell’ADL raggiunge sino al 70% delle preferenze di consegna in determinate bolle di mercato.

Per chi effettua consegne la strategia dovrà puntare sulle scelte più sostenibili, e l’ADL in rapporto ai volumi dell’eCommerce pare essere quasi obbligata: la differenza sarà giocata attorno alla capillarità dei punti di ritiro e sulla convenienza rispetto alla consegna domiciliare.

Chi altro ha grande interesse su una razionalizzazione delle consegne ultimo miglio e su una diminuzione dei viaggi dei corrieri sono le municipalità, che potrebbero spingere le società di spedizioni a intraprendere sempre di più questa via.

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