AMR: manodopera in calo, efficienza e scalabilità i booster per l’adozione

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Gli Autonomous Mobile Robots sempre più visti come la soluzione alla carenza di manodopera; contro: il rischio di dimenticare il lato umano, pro: la ludicizzazione dei risultati

Ci sono due fattori non trascurabili nella gestione di un magazzino logistico oggi: uno è la sempre minore disponibilità di manodopera specializzata, fatto, questo, che va considerato in prospettiva di un annunciato ed inarrestabile calo demografico, l’altro è la crescita esponenziale degli ordini da evadere.

Gli AMR (Autonomous Mobile Robots) sembrano dunque, di tutte le tecnologie applicabili al magazzino, la soluzione più avveniristica e al contempo quella che garantisce un vero cambio di passo nello smaltimento del lavoro. Si tratta tuttavia di un investimento non indifferente e di un cambiamento dello stesso ambiente di lavoro, cosa che naturalmente frena molte aziende dal compiere quello che appare come un salto nel buio, se non altro dal punto di vista dell’investimento iniziale.

Son differenti gli aspetti da tenere in considerazione: il principio di fondo deve essere improntato alla graduale e corretta implementazione, mai fare il passo più lungo della gamba; il ritorno economico non è detto che vada atteso dopo anni, in quanto gli AMR innescano dinamiche ‘ludiche’ nel raffronto dei risultati con i competitor.

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AMR: pochi ma buoni

Uno dei primi errori nell’approccio agli Autonomous Mobile Robots è pensare che occorra dotarsi di una flotta sterminata di unità. Al contrario, i robot a disposizione possono essere davvero pochi, quanti bastano per smuovere le attività di magazzino rispetto al loro andamento tradizionale.

Gli AMR sono utili infatti quando consentono di far acquisire una dinamica che si slega da quella tipicamente ‘umana’ per ritmi, precisione, affidabilità; la struttura dei processi va ri-baricentrata attorno agli Autonomous Mobile Robots, con l’operatore umano che ruota attorno ad essi.

Per fare ciò non è necessario partire con flotte enormi, che porrebbero anzi il rischio concreto di non sfruttarne le capacità e di sprecare dunque risorse.

Di AMR c’è una grande varietà, con capacità realmente molto diverse tra loro, quindi, anche a seconda delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro – un magazzino verticale su più livelli ha esigenze differenti da uno che si sviluppa in piano – possono servire pochissimi robot autonomi come moltissimi.

 

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Perché i magazzini guardano agli Autonomous Mobile Robots

La prima risposta al perché nella mente di chi gestisce magazzini logistici si faccia sempre più strada l’idea di testare gli AMR è il calo della disponibilità di manodopera. Partendo dal presupposto che non esiste un ambito di scala vincolante – non è dimostrato che i robot autonomi abbiano senso solo a partire da certe dimensioni o solo al di sotto – chiunque abbia problemi a reperire personale potrebbe farvi ricorso.

I case history reperibili ad oggi concordano nel rilevare che l’impiego degli AMR porti ad una spinta positiva dei risultati e a benefici nell’ambiente di lavoro, proprio per quella parte ‘umana’ che, indispensabilmente, con gli Autonomous Mobile Robots deve convivere.

Si parla soprattutto di mancate perdite di tempo, delegando ai robot i viaggi in magazzino per il prelievo delle merci – processo reso più preciso dalla diretta connessione con i software di gestione degli ordini e di localizzazione degli articoli a scaffale – e di minor fatica fisica a carico del personale in carne ed ossa, che ne migliorerebbe la lucidità e le prestazioni nelle operazioni loro assegnate.

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Non solo efficienza in magazzino

Se la flotta di Autonomous Mobile Robots è ben strutturata, l’impatto sull’efficienza del magazzino è impressionante: il miglioramento del throughput e della produttività del picking può essere registrata in percentuali a tre cifre, con ritorni sbalorditivi se confrontati al tipico rating del lavoro manuale.

C’è però un aspetto che non viene spesso preso in considerazione, ossia quello della ludicizzazione delle prestazioni in magazzino; si tratta di una conseguenza del rilevamento delle metriche prestazionali che, se usate nel modo corretto, possono generare delle dinamiche di gioco utili ad invogliare il personale al miglioramento continuo.

Allo stesso modo, la raccolta e l’analisi delle metriche può stimolare una sorta digara competitiva’ anche lato management, con la possibilità di confrontarsi in modo molto più coinvolgente e reattivo con la concorrenza.

 

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AMR, scalabilità ed ergonomia

Per scalare correttamente l’impiego di AMR in un magazzino è necessario osservare gli SKU, i volumi e lo storico della domanda, il layout del magazzino stesso, i punti di entrata e uscita, quelli di prelievo: ogni aspetto incide sul tipo di capacità che i robot dovranno avere e su quali dinamiche innescheranno i picchi di volume.

C’è poi una questione ergonomica delle postazioni di lavoro che non va trascurata e che, invece, un tuffo ‘fideistico’ nel mondo degli Autonomous Mobile Robots rischia di far dimenticare: il mix uomo-macchina è alla base del successo nei sistemi good-to-person, ad esempio.

Trascurare il modo in cui i lavoratori umani interagiscono e supportano i sistemi robotici, è un passo falso letale: sono le persone che configurano il software, gestiscono le workstation GTP, ne fanno la manutenzione; senza un input umano intelligente in ogni fase del processo, l’automazione non è in grado di fare nulla da sola.

 

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Soluzioni flessibili

Da ultimo vi è poi il capitolo dell’implementazione degli Autonomo Mobile Robots. Si è detto che debba essere un processo graduale, ma è necessario esporsi con forti investimenti?

In realtà esistono soluzioni molto simili al leasing, note come RaaS, Robotics as a Service, dove il servizio viene offerto e gestito in outsourcing. Si tratta di una delle strade più flessibili anche nell’ottica di correggere il tiro man mano che si testa l’impiego degli AMR.

I fornitori di AMR offrono poi un modo per implementare l’hardware necessario per gestire i picchi di volume senza eccessive spese di capitale anticipate. Un altro vantaggio degli AMR è dato dall’accelerazione dell’onborading grazie alle interfacce touchscreen concepite in mondo user-friendly. 

Esse consentono un apprendimento quasi immediato delle funzionalità di base, senza il bisogno di settimane di formazione e addestramento del personale, consentendo così un passaggio, ad esempio, dal picking manuale a quello automatizzato in poche ore.

Naturalmente, vale anche il principio della reversibilità.

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