Ancora in calo le tariffe dei contratti per il trasporto container

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Non accenna ad arrestarsi il crollo delle quotazioni dei contratti per il trasporto container in scia all’andamento delle tariffe spot e influenzato dalla flessione della domanda globale

Dopo i vertiginosi aumenti dei noli che hanno caratterizzato la stagione del Covid-19 su tutte le principali rotte, la seconda metà dell’anno scorso è stata protagonista di una altrettanto rapida discesa.

L’improvviso rallentamento della domanda globale e la conseguente contrazione dei volumi, unita all’incertezza geopolitica e del generale quadro macroeconomico, sono alla base di questa inversione di tendenza che, a distanza di molti mesi, non mostra ancora di aver raggiunto il suo punto d’equilibrio.

Le scadenze dei contratti a lungo termine, soprattutto quelli sulle rotte transpacifico tra i caricatori statunitensi e le linee di trasporto container, stanno riproponendo il tema della loro sostenibilità economica.

Nel mese di maggio, infatti, il calo delle tariffe è stato particolarmente aggressivo segnando un crollo del 27,5% che segue la caduta del 10% già registrata ad aprile.

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Il rinnovo dei contratti a lungo termine

In questo periodo, storicamente, negli Stati Uniti si concludono i contratti in essere e si aprono le trattative per il loro rinnovo stipulando gli accordi che conserveranno valore per i prossimi dodici mesi.

È evidente come la nuova contrattazione sia destinata a risentire dell’attuale realtà di mercato e, non solo tenda a recuperare il mancato aggiornamento delle tariffe praticate nei mesi precedenti, ma cerchi di proiettare, anche, lo status della domanda prevedibile per i prossimi mesi.

Nel caso degli Stati Uniti, ad esempio, dovrà tener conto che il sottoindice del commercio di importazione per il paese, ha segnato a maggio una flessione del 40,6% su base mensile e del 54,6% rispetto al picco segnato in ottobre 2022.

In termini economici questo vale a dire che il contratto medio per la movimentazione di container sulle rotte dall’Asia alla costa occidentale degli Stati Uniti prevederà una tariffa inferiore di 6.140 dollari per feu, con una perdita del 76%, su base annua.

Globalmente l’indice XSI di Xeneta, che monitora le tariffe di spedizione dei container su varie rotte commerciali, risulta in calo del 42% su base annua.

Né si può dire che le cose vadano molto meglio nel commercio tra Asia ed Europa, dove il benchmark delle importazioni è sceso del 11,1% da aprile e del 32,6% da inizio anno.

In questo quadro, Xeneta non ritiene probabile una inversione di tendenza nel breve termine ma piuttosto il mantenimento di una situazione di incertezza a cui gli operatori continueranno a risponder con azioni di tamponamento quali la riduzione delle velocità delle navi, la cancellazione delle partenze, la limitazione di alcuni servizi.

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L’andamento delle tariffe spot

A dare una misura significativa dell’andamento delle tariffe sul mercato spot sono lo Shanghai Export Containerized Freight Index (SCFI) ed il China Containerized Freight Index, due indici specializzati nel riflettere il nolo marittimo ed il suo trend.

Entrambi, prendendo come riferimento gennaio dello scorso anno, hanno evidenziato cadute rovinose, rispettivamente dell’81% e del 72%, pur mantenendosi in molti casi su valori ancora superiori a quelli registrati nel 2019, anno assunto d’inizio della pandemia Covid-19.

Anche se in un contesto di contrazione dei volumi per quasi tutte le destinazioni, le tariffe spot hanno, comunque, mantenuto nel maggio di quest’anno ancora un margine di superiorità del 10% circa rispetto a maggio 2019.

In particolare, i noli per le spedizioni verso il Mediterraneo, Santos, Dubai e Durban sono ancora il doppio rispetto a quelle praticate nello stesso mese del 2019.

Le uniche eccezioni in negativo sono costituite da Stati Uniti, Australia/Nuova Zelanda e Nigeria che sembrano percorrere con un certo anticipo una strada di contenimento dei tassi spot, secondo vari operatori, abbastanza segnata.

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