È un fenomeno poco noto al grande pubblico ma che da tempo, invece, preoccupa armatori, compagnie di navigazione, spedizionieri e quanti operano nel settore del trasporto merci marittimo.
Parliamo del cosiddetto “container spills” ovvero della perdita, anche parziale, del carico in mare da parte di navi portacontainer che compiono traversate oceaniche per trasportare quantitativi di merci sempre più importanti.
La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) stima, infatti, che il trasporto via mare assolva all’80% dei volumi mondiali di merce movimentata, grazie alle sue caratteristiche di economicità e sicurezza.
Una sicurezza messa in discussione dagli avvenimenti degli ultimi anni che raccontano di una perdita in mare di ben 5.500 container nel 2013, anno considerato di massima negatività, seguito da un nuovo picco nel 2020 con 4.000 unità perse e dalle oltre 2.000 segnalazioni del 2021.
In media, nell’arco degli ultimi quindici anni la perdita si stima sia stata di oltre 1.500 container perduti in mare all’anno, in un contesto molto disomogeneo che ha alternato evidenze di maggior negatività a risultati meno preoccupanti sul piano quantitativo.
In questo scenario, sono stati accolti positivamente i dati relativi al 2022 comunicati con l’aggiornamento del Container Lost at Sea 2023, redatto dal World Shipping Council (WSC) che indicano un contenimento del fenomeno in 661 unità.
Un risultato a cui hanno senz’altro contribuito gli sforzi compiuti da WSC che rappresenta il 90% della capacità globale delle navi portacontainer e pertanto ha posto in gioco tutta la sua autorità per aumentare la sicurezza dei trasporti proteggendo nello stesso tempo l’ambiente ed il carico.
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Cause e responsabilità
La caduta in mare di un container non comporta soltanto il danneggiamento o la sua perdita ma può costituire un danno per l’ambiente e per la navigazione stessa.
Alcuni container possono contenere sostanze pericolose, come prodotti chimici o materiali infiammabili, inquinanti per l’oceano. Inoltre, i container galleggianti rappresentano un pericolo per la navigazione, in quanto possono essere difficili da individuare e causare danni ad altre imbarcazioni.
Quando si verificano incidenti e i container cadono in mare, vengono spesso avviate operazioni di recupero per rimuoverli dall’acqua, operazioni che sono costose e complesse.
Questi incidenti possono essere causati da vari fattori, tra cui condizioni meteo avverse, errori umani, problemi strutturali delle navi o improprio imballaggio e fissaggio dei container.
Le responsabilità sono strettamente legate alle circostanze specifiche che hanno determinato l’evento e possono coinvolgere le Compagnie di Navigazione in carico alle quali vi è la sicurezza del carico ed il corretto imballaggio e fissaggio dei container a bordo delle navi. Ciò include la conformità alle norme e ai regolamenti internazionali e la formazione adeguata dell’equipaggio.
Analogamente i proprietari dei container hanno la responsabilità della loro manutenzione e del controllo periodico della loro sicurezza, mentre caricatori e spedizionieri devono curare l’imballaggio ed il corretto fissaggio del carico all’interno dei container.
Non prive di responsabilità anche le autorità marittime di ogni paese che hanno il compito di applicare le normative e i regolamenti marittimi, compresi quelli relativi alla sicurezza del carico.
È importante notare che le responsabilità possono essere oggetto di negoziazione contrattuale tra le parti coinvolte nel trasporto marittimo e possono essere regolate da diverse convenzioni internazionali, per cui la loro attribuzione richiede una valutazione di volta in volta dettagliata.
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Le iniziative per la prevenzione
Per prevenire la caduta dei container in mare, possono essere adottate diverse misure.
Alcune di queste riguardano la corretta applicazioni delle modalità tecniche per l’imballaggio ed il fissaggio dei container in modo adeguato e seguendo le linee guida e le norme internazionali, come le raccomandazioni dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) e dell’International Convention for Safe Containers (CSC).
Fondamentali appaiono, poi, il monitoraggio meteorologico e la formazione dell’equipaggio che deve conoscere le procedure corrette per il carico e lo scarico dei container ed essere in grado di interpretare, durante il viaggio, i segnali di possibili problemi.
Infine, da segnalare che il World Shipping Council in collaborazione con la società di consulenza DNV GL e l’Università di Aalto in Finlandia, ha messo a punto un’iniziativa denominata Marin Top Tier Study che mira a ridurre l’entità del fenomeno dei container persi in mare.
Il progetto si concentra sull’identificazione delle cause delle cadute dei container in mare e sulla ricerca di soluzioni per prevenire tali incidenti.
L’obiettivo principale è quello di sviluppare raccomandazioni e linee guida che le compagnie di navigazione e gli operatori dei container possono adottare per migliorare la sicurezza del trasporto dei container. Ciò include l’analisi delle pratiche operative, dei metodi di fissaggio dei carichi, della progettazione dei container e delle politiche di gestione dei rischi.
Il Marin Top Tier Study si basa sull’analisi di dati e informazioni provenienti da incidenti precedenti di container caduti in mare, nonché su interviste, indagini e studi di casi specifici.
Attraverso tale iniziativa, il WSC tende a migliorare la sicurezza, la sostenibilità e l’affidabilità del trasporto marittimo dei container, riducendo al minimo il rischio di cadute dei container in mare e gli impatti negativi associati ad esse.