Brexit is on: nuove regole, documenti e iva per eCommerce e spedizioni

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L’impatto della Brexit preoccupa i merchant attivi da e per il Regno Unito

Che gli accordi sulla Brexit per scongiurare in extremis un ‘no deal’ tra Unione Europea e Regno Unito siano più che ‘imperfetti’ sono stati proprio i britannici a dirlo subito: su molti settori commerciali rimangono ancora incertezze operative non trascurabili ed è inutile negare che eCommerce e spedizioni con la nuova frontiera UK-UE dovranno avere sistematicamente a che fare.

Dopo 11 mesi di transizione durante i quali si sono evidenziate più ombre che luci sulla Brexit – complice anche l’evento destabilizzante per il governo di Boris Johnson della pandemia – quanto emerge è un quadro di generale incertezza.

Regole, dazi, procedure: ecco cosa devono sapere le aziende di eCommerce e spedizioni che operano da e per il mercato britannico al fine di non farsi trovare impreparate, secondo un’analisi pubblicata da ShippyPro.

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L’impreparazione delle aziende UK

Stando ai dati forniti da Euronews, il mondo britannico delle aziende è arrivato a ridosso dell’entrata in vigore effettiva della Brexit senza una reale preparazione in merito.

Sarebbe addirittura del 61% la quota di aziende inglesi che non sarebbe pronta a lasciare formalmente l’Unione Europea, cui si sommano i 2,31 milioni di cittadini europei che hanno – o avevano – contratti di lavoro nel Regno Unito e che adesso dovranno adeguare la propria posizione alle nuove regole.

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Investimenti a rischio?

Sempre secondo ShippyPro, che parla per bocca del suo CEO Francesco Borghi, esiste la preoccupazione che la Brexit danneggi gli investimenti nazionali ed esteri delle economie europee. 

«Già il fatto che colossi come Amazon abbiano sospeso temporaneamente le consegne di piccoli pacchi tra UK e UE nell’Amazon Partnered Carrier Programme, fa capire quanto, terminato il periodo di transizione, rimanga ancora molta incertezza sugli scenari futuri», è una sottolineatura significativa di Borghi.

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Da e per lo UK: le disparità

Cosa certa è che le aziende eCommerce nel Regno Unito con clienti europei verranno colpite in modo diverso rispetto a quelle europee con clienti inglesi ma in ogni caso si prevedono sostanziali cambiamenti per tutti:

«Potrebbero manifestarsi ritardi nelle spedizioni da e verso il Regno Unito e l’UE, le tasse e dazi aggiuntivi potrebbero spingere più clienti ad acquistare da marchi e–commerce locali piuttosto che internazionali e potrebbe anche manifestarsi un calo del tasso di cambio della sterlina», ha aggiunto Francesco Borghi. 

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Regole, documenti e procedure: cosa cambia

I merchant che operano da e verso il Regno Unito si troveranno ad assolvere a nuovi obblighi amministrativi e a doverli implementare nei loro processi. ShippyPro, piattaforma per la gestione delle spedizioni, tracking e resi degli ordini, ha stilato una lista dei principali punti dolenti e ha fornito un prontuario di indicazioni utili per affrontarli.

 


  • Nuove regole da seguire per spedire nel Regno Unito

Quando spedirai nel Regno Unito dall’UE, dovrai applicare l’IVA sugli ordini inferiori a £135 (circa €147). Gli ordini superiori a £135, invece, saranno soggetti a dazi e IVA all’importazione.

 


  • Documenti doganali richiesti per la spedizione nel Regno Unito

Codice EORI 

Dal 1° gennaio 2021, se vendi nel Regno Unito oltre che in Europa, ti serviranno sia un codice EORI (Economic Operator Registration and Identification) inglese che europeo. Questo vale ovunque si trovi la tua attività. Dato che il Regno Unito e l’UE saranno separati ufficialmente, avrai bisogno di un EORI per entrambe le entità, poiché il tuo codice EORI ti identifica come esportatore.

Dichiarazione doganale CN22, CN23

Le aziende e i privati che inviano merci dal Regno Unito nell’UE dovranno compilare un modulo di dichiarazione doganale, CN22 o CN23.

CN22 – Colli con un peso fino a 2 kg e un valore fino a €425

CN23  – Colli con un peso da 2 a 20 kg con un valore pari o superiore a €425

DAP e DDP

La scelta di utilizzare il servizio DAP (Delivered at Place) o il DDP (Delivered Duty Paid) dipende dal tipo di attività. Con DAP, l’importatore è responsabile del pagamento dei dazi. Con DDP è invece l’esportatore a pagarli prima di consegnare il prodotto.

La maggior parte delle aziende di e–commerce B2C dovrebbe utilizzare il servizio DDP in modo da soddisfare le aspettative dei clienti. Il DAP potrebbe rivelarsi la strategia giusta per le società di e–commerce B2B o per quelle che consegnano grandi quantità di merci a un rivenditore.


  • Cosa cambia per l’IVA

I venditori britannici dovranno registrare l’IVA in ciascun paese in cui vendono. Non esiste più un minimo, quindi se hai anche solo un ordine da un paese, dovrai registrare l’IVA in quel paese. Inoltre, i vendor britannici dovranno controllare le leggi dei singoli paesi dell’UE per stabilire quali richiedano un rappresentante fiscale locale. Per questi motivi, potresti valutare di abolire l’IVA da alcuni paesi nei quali non prevedi grandi vendite, al fine di semplificare le tue registrazioni dell’IVA.

I venditori UE che prevedono di spedire ordini inferiori a £135 nel Regno Unito devono registrare l’IVA presso l’HMRC. Se spedisci nel Regno Unito dovrai riscuotere l’IVA sugli ordini inferiori a £135 (questa responsabilità spetta invece alla piattaforma se utilizzi un marketplace come Amazon o Ebay).

 


  • Riscossione IVA e trasferimento all’HMRC

Dovrai dichiarare e versare l’IVA all’HMRC trimestralmente. Questo dev’essere fatto per gli ordini trimestrali inferiori a £135. Non sarà necessario farlo per ordini superiori a £135 che saranno invece soggetti all’IVA sull’importazione e a eventuali dazi.

 


  • Gestione dei resi

I resi e–commerce da e verso il Regno Unito e l’UE potrebbero subire modifiche. Si prevedono innanzitutto ritardi nelle spedizioni, cosa che potrebbe causare insoddisfazione nei clienti che aspettano di ricevere un rimborso.

 

Il nostro consiglio ai merchant in questo ultimo caso è quello di giocare di anticipo e rivedere la propria strategia di spedizione eCommerce – ha aggiunto Francesco Borghi – Tuttavia suggeriamo di non eliminare la possibilità di reso nei mercati chiave: possiamo confermare che un’ottima esperienza di reso può aumentare le conversioni e la fidelizzazione dei clienti. Il nostro software di spedizioni è ovviamente conforme alla Brexit e contiamo di supportare sempre di più i nostri clienti merchant che spediscono da e verso il Regno Unito a trovare le risposte giuste alle loro domande”.

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