Carobolletta, gli hub refrigerati (e non solo) ne fanno le spese

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Il rincaro dell’energia può tagliare le gambe alla ripresa, in Italia come nel resto d’Europa

Non bastasse il Covid, non fosse sufficiente la congestione della catena di distribuzione mondiale ed i suoi conseguenti rincari sui noli in stiva, non avesse segnato un punto di non ritorno la crisi delle materie prime e la tentazione di Pechino di sfruttarla per pressare i mercati Occidentali: in tempo per Natale è arrivato anche il rincaro dell’energia, gas o elettricità che sia.

Un problema dalle dinamiche difficili da comprendere – c’è chi punta il dito contro la simonìa di certificati verdi per compensare la CO2 emessa, ma non è tutto – che per la logistica rappresenta un’incognita significativa.

Se si guardano alcuni comparti particolarmente energivori, si tratta di una vera maledizione che rende fare del profitto un’impresa.

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Energia dorata

Una spiegazione chiara e razionale sul perché gas ed elettricità abbiano gonfiato i propri prezzi nessuno l’ha sentita. Come sempre si tratta di un fenomeno complesso e sfaccettato, ma a molti viene il sospetto che il peso della speculazione internazionale sia più forte delle cause oggettive.

Uno dei paradossi, almeno in Europa, è dato dai limiti emissivi imposti dall’Unione per limitare i danni all’ambiente da parte delle industrie: poiché molti non rientrano entro tali limiti, per continuare ad operare pagano una sorta di multa acquistando delle certificazioni verdi che valgono a titolo di compensazione.

Proprio per scoraggiare lo sforamento dei limiti emissivi la UE ha alzato il prezzo di tali compensazioni, che la maggior parte dei trasgressori continua però a pagare, riversandone il rincaro a valle.

Questa è però solamente una delle tante concause, non certo la spiegazione del problema.

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Un colpo basso per i magazzini refrigerati

Venendo alla logistica, uno dei suoi comparti è particolarmente esposto ai rincari della bolletta energetica: si tratta dei magazzini refrigerati, per definizione dipendenti dall’elettricità.

Per un’azienda dedicata all’esercizio di celle frigorifere la bolletta è una voce di spesa che pesa, in condizioni normali, per il 40% circa del proprio conto di esercizio. È dunque facile immaginare cosa succeda introducendo la variabile impazzita del rincaro, che ha viaggiato in media a colpi del +250% all’anno negli ultimi 730 giorni.

In Italia, infatti, il Pun o Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica è aumentato dal 2019 di ben sei volte, ossia del 500%. Questo per un’azienda che gestisce magazzini refrigerati e che, dunque, non solo necessita di molta energia per lavorare, ma soprattutto che non può farne a meno nemmeno per un minuto al giorno, significa ricevere bollette stellari.

Al punto che il margine del profitto viene messo in discussione. 

 

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Un allarme condiviso in Europa

Il problema non è certo solo italiano: un grido d’allarme è stato infatti lanciato dalla logistica spagnola, che attraverso Aldefe, l’associazione nazionale iberica del settore refrigerazione, logistica e distribuzione, parla di minaccia per il futuro del comparto.

La preoccupazione degli spagnoli nasce osservando coma una situazione di relativo equilibrio raggiunto nel terzo trimestre 2021 – con l’occupazione delle celle frigorifere all’80,99% ed un fatturato di 56 milioni di euro, in crescita dell’8% per metro cubo rispetto al secondo trimestre dell’anno –  sia destinata ad essere erosa dalle bollette.

I contratti di settore in Spagna impediscono di trasferire i rincari, con la conseguenza che essi vanno a ridurre il margine di profitto delle aziende e, come sottolineano gli iberici, stiamo parlando di un’industria vitale, che maneggia alimenti freschi come medicinali.

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Le avvisaglie in Italia

Seppur non nel campo della refrigerazione, alcuni primi eclatanti casi legati al carobolletta sono balzati all’onore delle cronache: basti pensare alla notizia comparsa sui quotidiani riguardante le Fonderie di Torbole, nel bresciano, parte integrante di quell’indotto automotive già alle prese con la riconversione all’auto elettrica.

La dirigenza dell’impianto, a fronte di una bolletta dell’elettricità mensile milionaria, si è vista costretta a fermare le operazioni per quaranta giorni, nella speranza di mitigarne l’impatto.

Inutile dire che per settori industriali come questi i costi dell’energia possono rivelarsi letali come le spire di un boa constrictor, dal quale è impossibile liberarsi: l’energia è infatti la linfa di queste attività, senza è impensabile procedere.

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