Come ridurre i danni alle spedizioni in modo sostenibile ed efficiente

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Le aziende di distribuzione sperimentano nuovi sistemi di imballaggio sostenibili e protettivi ma con un occhio ai costi

Il problema dei danni incidentalmente arrecati alle spedizioni è fortemente sentito dalle aziende di distribuzione non solo per le ricadute in termini di immagine che ne derivano al servizio, ma soprattutto perché sono fonte di costi aggiuntivi.

Ciò è tanto più vero in un momento in cui il commercio elettronico ha incrementato i volumi delle spedizioni e dilatato, pertanto, le possibilità di spiacevoli incidenti.

 

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Lo studio di opportuni sistemi di protezione della merce in consegna diventa, quindi, di particolare rilievo dovendo le soluzioni individuate fare i conti, in primo luogo, con la coscienza ambientalista che va guadagnando sempre maggiori spazi nel pubblico e presso le istituzioni ed ha elevato la sostenibilità a valore aziendale.

In molti casi, ma qui le differenze sono molto ampie tra nazione e nazione, occorre tener presente le norme che comunque tendono a muoversi in materia restrittiva nei confronti di alcuni materiali.

 

Il caso della plastica monouso

È il caso della plastica monouso che, ad esempio, in California dovrebbe essere messa fuori legge a breve, segnando un linea di tendenza a cui è molto probabile che l’intera nazione americana si uniformi.

Divieto di produzione e vendita che è già realtà nei paesi della Commissione Europea anche se non sono mancati gli strappi e le deroghe alla direttiva che tende a preservare l’ambiente dall’impatto di determinati prodotti. In Italia, però, la norma prevede ancora eccezioni per la plastica biodegradabile e compostabile.

La plastica utilizzata per gli imballaggi è anch’essa finita nella mannaia delle nuove norme europee che pongono il limite temporale del 2030 per realizzare una transizione verso il suo riciclo. 

Alcuni paesi, comunque, si stanno già muovendo con grande spirito di sostenibilità come testimonia la Francia che già da quest’anno ha vietato l’uso della plastica per il confezionamento nel settore dell’ortofrutta, seguita dalla Spagna che introdurrà misure analoghe l’anno prossimo.

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Le alternative 

Molte aziende hanno già approvato, o hanno in fase di studio, alternative all’utilizzo della plastica negli imballaggi, ora poste al giudizio dei mercati.

Tra queste sono da citare le proposte che coinvolgono la carta, indubbiamente percepita come più ecologica e sostenibile.

Aziende americane come la HexcelPack LLC hanno da tempo puntato sulla carta Kraft per sostituire gli involucri protettivi in plastica utilizzati nel confezionamento di numerosi prodotti.

La sua definizione tecnico-produttiva risale alla seconda metà del diciannovesimo secolo e prevede la cottura di una polpa di trucioli di legno a fibra lunga in una soluzione acquosa di idrossido e solfato di sodio, seguita poi da un processo di disidratazione e pressatura.

Le caratteristiche del prodotto finito, sia carta o cartone, sono la resistenza, l’elevata durata, la traspirabilità e la sostenibilità, non contenendo sostanze pericolose o nocive e decomponendosi nell’ambiente in 2-3 anni senza rilasciare contaminazioni.

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L’equilibrio dei costi

L’adozione di una soluzione basata su questo tipo di carta, a prima vista, risulta penalizzata da un costo superiore dell’8-12% rispetto ai tradizionali materiali d’imballaggio in plastica.

Ben diverso il risultato se si analizzano le ulteriori opzioni insite in questa scelta, prima fra tutte la possibilità di utilizzare la stessa tecnologia di carta per il riempimento dei vuoti nella scatola di spedizione, in modo da disporre al tempo stesso di un reale blocco della merce, di un rinforzo superiore e di un’ammortizzazione aggiuntiva rispetto alle tradizionali soluzioni.

Questo tipo di riempimento si basa sulla flessibilità della carta che espande il suo volume massimizzando la resistenza e la rigidità delle sue fibre e può essere erogato sia manualmente che automaticamente per una maggior velocità delle operazioni.

Da analisi compiute dal produttore, la riduzione dei danni dovuti a modesta stabilità della merce negli involucri o a insufficiente resistenza degli imballaggi risulta di gran lunga preminente sui maggiori costi. 

Senza considerare i vantaggi di una maggior velocità di esecuzione, soprattutto in aziende con alto volume di confezionamento e consegne.

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