Il futuro del packaging: ecologico e riutilizzabile

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Anche il mondo degli imballaggi sta attraversando una vera e propria rivoluzione alimentata da esigenze di maggior protezione, sicurezza, sostenibilità ambientale

Ancora in un recente passato, la creazione dell’imballaggio era, se non l’ultimo, certamente non tra i più importanti pensieri per chi progettava e produceva un prodotto. 

Il requisito di base a cui doveva rispondere era quello di assicurare adeguata protezione, nel rispetto delle caratteristiche del prodotto e del brand, ma senza incidere particolarmente sui costi.

Oggi, diventato un vero e proprio “must” l’operare in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, anche l’imballaggio ha dovuto adeguarsi alle nuove regole. 

Inoltre, l’imballaggio per l’industria 4.0 deve possedere requisiti che lo rendano compatibile sia con i nuovi sistemi produttivi e di magazzinaggio, sia con le esigenze imposte dall’e-commerce e dalle possibilità di riciclo e di recommerce.

Senza trascurare il fatto che, nella maggior parte dei casi, il packaging è diventato il biglietto da visita del prodotto stesso e come tale deve comunicarne le caratteristiche più specifiche ed emozionali. La sua progettazione, pertanto, non è più quella di un semplice involucro protettivo ma bensì di un importante strumento di marketing.

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Free frustation packaging 

E’ indubbio che l’esplosione dell’e-commerce abbia contribuito a cambiare le regole in molti settori, soprattutto quelli legati al trasporto ed alla consegna di prodotti all’utente finale. A lui spetta il primo giudizio e, una spedizione visibilmente danneggiata può pregiudicare o, addirittura, distruggere un’esperienza d’acquisto.

Free frustation packaging (Ftp), riassume il programma di Amazon in quest’ambito che prevede una attenta selezione dei fornitori ed una certificazione piuttosto severa dei materiali e delle modalità di produzione per garantirne la robustezza e l’affidabilità.

Accanto alla sostenibilità, qualità ormai divenuta imprescindibile, l’imballaggio, soprattutto per gli acquisti on line che prevedono la possibilità di un “reso”, deve essere facilmente riutilizzabile limitando o, meglio, azzerando eventuali costi aggiuntivi.

Tutte caratteristiche che i fautori del cartone come materia prima principe, ritengono di poter rispettare in antitesi con scatole e contenitori in plastica e polistirolo pericolosi per l’ambiente, di difficile riciclabilità e meno igienici.

 

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Leggeri ed economici

Il dibattito aperto sul futuro del packaging, presumibilmente ancora all’inizio e destinato a seguire l’evoluzione del settore nei prossimi anni, considera, in funzione delle diverse tipologie di prodotto, l’utilizzo alternativo di scatole in plastica riutilizzabile.

Esse si differenziano dai contenitori in plastica monouso proprio per la possibilità di essere riutilizzate molte volte facilmente, riducendo così l’entità dei rifiuti oltre che i costi.

Un altro punto di forza consiste nella superiore leggerezza rispetto ad una analoga scatola in cartone con conseguente riduzione delle emissioni di gas serra legate al trasporto.

 

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Dati, questi, che si riscontrano con maggior forza prendendo in considerazione aziende di punta fortemente impegnate nell’innovazione del prodotto. 

In questi casi, il confronto può premiare le scatole in plastica riutilizzabile con una leggerezza del 44% in meno ed un impatto ambientale ridotto del 70%, 

Tuttavia, le esperienze commerciali in corso negli Stati Uniti hanno evidenziato che il vero problema delle scatole riutilizzabili è legato al comportamento dei consumatori che dovrebbero essere convinti a restituire le loro scatole in appositi punti di consegna, cosa che attualmente avviene con tassi di recupero mediamente tra il 20% ed il 30% anche se per alcuni brand si eleva sensibilmente.

L’aumento del tasso di recupero consentirebbe, inoltre, di contenere i costi della soluzione che per alcuni marchi potrebbe essere anche un utile strumento di fidelizzazione della clientela.

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