Container, noli ancora in discesa: illusione o trend stabile?

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In caduta libera, o quasi, il costo del nolo dei container per i trasporti marittimi: quali le ragioni?

Dopo la vertiginosa, e per alcuni versi impensabile, crescita delle quotazioni dei noli per il trasporto container via mare che ha caratterizzato l’intero 2021 e parte dell’anno in corso, si sta ora assistendo ad un altrettanto rapido e forte calo degli stessi. 

L’inversione di tendenza è avvenuta a fine luglio 2022 con l’abbattimento della soglia psicologica di 10.000 dollari per un container da 40 piedi, interessando le tratte da e per la Cina su numerose rotte con coinvolgimento anche di molti porti italiani.

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Calo dei noli, è una tendenza

La conferma che non si fosse in presenza di un falso allarme ma di una nuova e stabile tendenza, si è avuta nelle settimane successive attraverso le rilevazioni della società britannica di consulenza indipendente per la ricerca marittima Drewry, che hanno certificato in rapida successione flessioni sempre più marcate dei noli.

Nel dettaglio, il costo della spedizione di un container da 40 piedi da Shanghai a Genova è sceso a metà settembre a 7.353 dollari con una flessione nella sola ultima settimana del 7%, spuntando una tariffa inferiore del 46% rispetto a quella media rilevata un anno fa.

Analogamente appaiono in discesa anche i costi dei noli sulle rotte del far East verso il Nord Europa, dove, ad esempio, la tratta Shanghai-Rotterdam evidenzia una flessione dei noli medi del 10% nell’ultima settimana e di ben il 53% rispetto allo stesso periodo del 2021.

La situazione, comunque, appare generalizzata, ed è riassunta nell’indice composito elaborato da Drewry considerando 8 tratte globali che risulta in calo dell’8% nella settimana di riferimento, a 4.942 dollari.

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Cosa sta accadendo

Sarebbe, forse, più giusto chiedersi, cosa era accaduto? Perché i noli erano cresciuti in maniera così forte ed inaspettata?

Alcune motivazioni, forse non le sole ma di certo non le meno importanti, si possono ritrovare nelle ricadute che le diverse misure adottate dai governi per fronteggiare la pandemia hanno avuto sulla domanda, sul crollo dei consumi conseguente ai vari lockdown e, quindi, sul blocco delle produzioni.

Una situazione che non poteva non generare una contrazione anche della richiesta di trasporti merci che nel settore delle spedizioni marittime si è tradotto in un adattamento alle situazioni contingenti ed ai minori volumi in gioco anche con la diminuzione dell’offerta di container.

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Il rilancio dell’offerta

La ripresa della domanda, con la progressiva caduta delle misure restrittive e la nuova corsa a produrre, si è verosimilmente inserita in uno scenario carente degli strumenti necessari ad un effettivo rilancio dell’offerta, tanto più che gran parte delle produzioni necessarie provengono da un’unica area, ossia quella asiatica.

La carenza di container li ha pertanto resi preziosi al punto da moltiplicarne il valore per soddisfare richieste che certamente non potevano attendere una normalizzazione.

Normalizzazione che, a dire il vero, molti analisti avevano proiettato più avanti nel tempo ritenendo che scarsità di container, congestione dei porti e criticità delle supply chain non fossero sul punto di esaurirsi ma concedessero ancora la possibilità di utili record alle compagnie di noleggio.

Normalizzazione che sembra invece ora arrivata anche se, giustamente, c’è chi ammonisce che potrebbero ancora perdurare alcune insidie nei problemi, molti dei quali ancora esistenti, delle catene di approvvigionamenti, nella persistente carenza di alcune materie prime, nei conflitti sindacali che ancora agitano importanti scali.

Da non dimenticare, infine, le ripercussioni di un conflitto ancora in atto, quello Russo-Ucraino, e le pesanti conseguenze della crisi energetica che ancora non ha fatto sentire tutta la sua voce.

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