Il cuore della logistica contro il Covid-19: le donazioni agli ospedali non si fermano

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Dall’inizio dell’epidemia in Italia si susseguono senza sosta i gesti concreti di solidarietà, dall’Italia e dall’estero

Non ci voleva una pandemia per scoprirlo, ma, in mezzo al disastro causato dal Covid-19, il valore dell’altruismo sta mostrando tutto sul suo cuore e la sua combattività.

Al fianco dei medici lombardi, i primi assieme ai veneti ad essere travolti dal dilagare di questa emergenza, ci sono infatti tantissimi benefattori privati che, lontani da sponsor e riflettori, stanno contribuendo a contrastare il dissanguamento delle risorse del sistema sanitario italiano.

C’è però anche il mondo dell’industria, che, soprattutto Lombardia, condivide le conseguenze di quarantene, blocchi della produzione e, anche se non si vorrebbe mai dirlo, di molte perdite umane; ebbene, proprio da quest’ultimo e dalla logistica – il cuore pulsante che non può fermarsi mai – arrivano mani tese verso i poli ospedalieri più colpiti.

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La logistica in prima linea con le sue associazioni

Tra le prime a muoversi è stata la logistica lombarda, in particolare con le associazioni di settore del bergamasco. Già il 13 marzo scorso, di fronte al conclamarsi di quello scenario di guerra che avrebbe reso infelicemente noti gli ospedali di Bergamo e non solo, all’Azienda di tutela della salute della città lombarda (l’ATS) erano stati fatti pervenire 50.000 euro da parte di Ebitral, l’Ente bilaterale del trasporto e della logistica.

Con il suo comparto locale, fisicamente ed emotivamente coinvolto nella tragedia, costituito da FAI Bergamo (Federazione Autotrasportatori Italiani) e dai sindacati provinciali di categoria (Cgil, Cisl e Uil), lo sforzo è stato doppiato nei giorni scorsi con una seconda donazione da 50mila euro.

Versati sul conto corrente del Cesvi, attivo per raccogliere aiuti da destinare all’ospedale Papa Giovanni XXIII ed all’allestimento di quello da campo degli alpini.

«Dopo aver sentito il sindaco Giorgio Gori (e non solo) affermare che l’ospedale Papa Giovanni XXIII non sarebbe stato in grado di reggere e che era indispensabile allestire subito un ospedale da campo in Fiera, siamo immediatamente ripartiti, contattando altre aziende associate che hanno risposto, dimostrando un cuore grande così», sono le parole di Giacomo Ricciardi, vicepresidente Ebitral e portavoce delle sigle sindacali.

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L’autotrasporto non si tira indietro

Se le associazioni di settore fanno quadrato attorno alla sanità locale, non sono da meno i singoli componenti che animano il variegato mondo dell’autotrasporto della provincia bergamasca.

FAI Bergamo aveva da subito rialzato la posta della prima donazione agli ospedali della città con 50.000 euro messi dagli aderenti al settore autotrasporto, portando il totale a 100mila euro.

Sono tante anche le singole aziende che In questa benevola gara di solidarietà hanno dato un apporto spontaneo. È il caso di Italtrans, operatrice nel settore autotrasporto che appartiene al territorio, che ha donato una cifra significativa – ben 200.000 euro – per l’acquisto di materiale sanitario.

Mascherine, camici, flussometri e macchine RX

I 350.000 euro sino ad oggi versati dall’autotrasporto bergamasco, tra privati ed associazioni di settore, al comparto sanità della provincia è stato devoluto con l’obiettivo di acquistare tutti quei materiali di prima necessità che l’ondata epidemica “brucia” di giorno in giorno.

Nella massa di informazioni riversatasi nelle case degli italiani dall’inizio dell’emergenza Covid-19, sono filtrati i giganteschi numeri del fabbisogno delle strutture ospedaliere in quanto a presidi di autoprotezione: le più “povere” – tecnologicamente parlando – mascherine vanno via al ritmo di centinaia di migliaia al giorno per singolo ospedale.

Le risorse donate da Ebitral, FAI ed Italtrans sono state destinate all’acquisto di presidi e medicinali: centinaia di flussometri ed una macchina RX portatile sono stati, ad esempio, forniti ai medici di medicina generale del territorio.

Ci sono poi anche altre spese urgenti che in un primo tempo non si rilevavano, come gli affitti delle camere d’albergo per il personale medico che non può rientrare al proprio domicilio e per quei pazienti che sono positivi al virus, ma che non trovano posto negli ospedali.

Solidarietà senza confini: le aziende cinesi in Italia

In questi giorni si parla spesso degli aiuti da parte di nazioni straniere, anche in relazione ai risvolti politici – a volte, si teme, anche propagandistici – che queste azioni possono far intravedere.

Tuttavia, vale la pena sottolineare che anche molte realtà industriali straniere che operano in Italia stanno dando un contributo contro l’emergenza. Un caso noto è quello di Zoomlion Heavy Industries and Technlogy, azienda cinese con sede nella provincia di Hunan, proprietaria dal 2008 della storica azienda lombarda CIFA.

Il gruppo, attivo nei settori delle costruzioni, dei servizi finanziari e della costruzione di macchine anche per il magazzinaggio, si è sentito doppiamente chiamato in causa, prima in Cina e poi in Italia.

Come in casa propria, dove l’azienda ha acquistato e donato mascherine protettive durante il dilagare del Covid-19, anche in Italia ha contribuito inviando un carico di 50mila mascherine rispondenti agli standard europei, consegnato alle autorità lombarde già il 13 marzo scorso; destinazione: l’ospedale Niguarda di Milano.

Dietro la produzione delle mascherine, con il coordinamento di diverse aziende della provincia dello Hunan, si è messa la stessa Zoomlion, unitamente al Comitato Provinciale del Governo Popolare, immancabile nella realtà cinese.

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