Delivery e Gig Economy: più formazione e igiene per riqualificare il settore

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Cresce la consapevolezza dell’importanza di avere un settore dei Rider e del Delivery rinnovato, con Sicurezza e Qualità del servizio al centro

Giugno è stato un mese denso per il settore del delivery, che sta affrontando una serie di sfide non indifferenti. In generale, molte voci, anche del settore, chiedono un’urgente riqualificazione per garantire standard di igiene elevati e un servizio di qualità. 

Una recente indagine, balzata agli onori delle cronache ed effettuata dalla rivista enograstronomica Gambero Rosso in collaborazione con il Laboratorio Sila, ha infatti rivelato gravi lacune nell’igiene delle consegne, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza alimentare. 

Allo stesso tempo, è fondamentale fornire una formazione adeguata ai rider affinché possano svolgere il loro lavoro in modo sicuro ed efficiente, sia per quanto riguarda il tema dei propri diritti, sia per quanto riguarda il servizio offerto ai clienti. 

Nel contesto di tali problematiche, l’accordo sulla Gig Economy siglato in Europa rappresenta un passo avanti verso la regolamentazione del settore e la tutela dei diritti dei lavoratori.

Tre temi fortemente intrecciati tra loro, ma emblematici delle trasformazioni necessarie per la sopravvivenza del settore.

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Poca igiene nelle consegne: questione cruciale per la sicurezza alimentare

L’igiene è un fattore critico nel settore del delivery, poiché coinvolge la manipolazione e la consegna di cibi e bevande. 

Purtroppo, un’indagine recente, voluta nientemeno che dalla principale autorità in merito alla qualità della ristorazione in Italia e in buona parte del mondo, ha evidenziato carenze significative nell’igiene delle consegne, sollevando seri dubbi sull’affidabilità dei servizi di delivery.

Dalle analisi finite anche in prima pagina sul quotidiano La Repubblica e poi riprese da molti organi di informazione, risulterebbe infatti che fino a 200 colonie di batteri si anniderebbero nelle borse termiche dei rider, in barba alle pulizie che i datori di lavoro li obbligano – e ‘formano’, per così dire – a fare.

Questo problema richiede un’attenzione immediata per garantire che i consumatori ricevano prodotti sicuri e privi di contaminazioni, ma salta subito all’occhio come le autorità competenti e le piattaforme di consegna debbano collaborare per definire standard rigorosi e, soprattutto, per eseguire controlli costanti delle pratiche igieniche. Pratiche che, però, non possono considerarsi apprese con l’invio di un mini corso da consultare autonomamente e senza alcuna controprova che esso sia stato compreso, date anche le forti difficoltà linguistiche che contraddistinguono molti lavoratori impiegati nel settore.

 

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La formazione dei rider: un’opportunità per migliorare servizio e sicurezza

Altro aspetto cruciale per la riqualificazione del settore del delivery è, dunque, la formazione adeguata dei rider. 

Questi professionisti devono acquisire competenze specifiche per gestire correttamente le consegne, comprendendo aspetti come la corretta manipolazione dei prodotti, la sicurezza stradale e la gestione delle situazioni di emergenza. 

Investire nella formazione dei rider non solo migliora la qualità del servizio offerto, ma contribuisce anche a garantire la sicurezza sia per loro stessi che per i destinatari delle consegne. 

Proposte come l’implementazione di programmi di formazione obbligatori e la promozione di best practices nel settore possono aiutare a creare una forza lavoro più qualificata e consapevole. 

A tal proposito, nel recente Sust-ethical Summit, convegno annuale dedicato alla sostenibilità e all’eticità nel mondo del lavoro organizzato da PlaSe, platform for sustainability and equality e da Università La Sapienza di Roma, si è parlato di Take a Ride, modello di formazione rivolto ai rider che si basa sul gaming; l’obiettivo è scardinare il modello ‘tritatutto’ del “più consegni, più guadagni”, che va a totale detrimento della qualità del lavoro.

Il game-based learning potrebbe dunque essere la chiave per superare anche le più ostiche barriere linguistiche e culturali: la sperimentazione è partita in alcune città, in futuro sapremo se funziona.

 

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L’accordo UE sulla Gig Economy: pietra miliare per la regolamentazione

In risposta alle problematiche legate alla gig economy, l’Unione europea ha raggiunto un accordo sulla regolamentazione del settore. 

La proposta di direttiva prevede che i lavoratori delle piattaforme siano considerati dipendenti quando sono presenti almeno tre dei sette criteri di subordinazione stabiliti. 

Ciò garantirebbe loro l’applicazione di tutele legali, previdenziali e retributive, creando una maggiore equità e sicurezza nel settore. 

Inoltre, l’accordo impone obblighi di trasparenza e monitoraggio alle piattaforme, per garantire un uso responsabile dell’intelligenza artificiale e di altri sistemi automatizzati nella gestione dei rapporti di lavoro.

A tre anni dallo scoppio della pandemia che ha fornito al Delivery un eccezionale propellente, la necessità di riqualificare il settore è innegabile. La sicurezza alimentare e la formazione adeguata dei rider sono aspetti fondamentali per garantire un servizio di qualità e la protezione dei consumatori: l’accordo sulla Gig Economy siglato in Europa rappresenta un passo importante verso la regolamentazione del settore e la tutela dei diritti di entrambe le parti. 

Investire in programmi di formazione, implementare standard igienici rigorosi e promuovere una maggiore consapevolezza sono tutti elementi essenziali per costruire un settore del delivery sicuro, affidabile e di qualità.

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