La logistica delle contraffazioni: come viaggiano i prodotti ‘copiati’

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Uno studio congiunto Ufficio Europeo per la Proprietà Intellettuale ed OCSE analizza la movimentazione di merce contraffatta

Il mercato della contraffazione è una spina nel fianco di molti comparti produttivi, alimentato più o meno consapevolmente da ampie fette di utenza. Vi siete però mai chiesti come quest’enorme volume di merci contraffatte arrivino sui mercati di destinazione?

È quanto analizzato da un nuovo studio redatto da EUIPO-OCSE, ossia l’Ufficio Europeo per la Proprietà intellettuale, che disamina proprio i percorsi ed i vettori più frequentati dai prodotti contraffatti.

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Vettore n°1: il trasporto marittimo containerizzato

Il trasporto marittimo è il principe degli scambi commerciali in assoluto: l’80% di tutte le merci scambiate a livello internazionale passa dai container imbarcati.

Le navi portacontainer aumentano infatti l’efficienza e riducono i costi del commercio internazionale, offrendo però al contempo il fianco ai contrabbandieri, che negli stessi container nascondono merci illecite.

Sul numero totale di sequestri effettuati in un anno, quelli di merci contraffatte spedite in container rappresentano una percentuale tutto sommato modesta, ma è il valore sul totale delle contraffazioni sequestrate a parlare chiaro, raggiungendo il 56 %.

 

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Che cosa viaggia nascosto nei container?

Lo studio EUIPO-OCSE mette la lente anche sulla natura delle merci contraffatte.

Le spedizioni via mare, nella fattispecie, si prestano per tutti i tipi di merci contraffatte, da apparecchiature elettroniche di alto valore ad articoli di pelletteria, abbigliamento, cosmetici, giocattoli e altri prodotti ludici. 

Non sono ovviamente esclusi le apparecchiature e prodotti farmaceutici. 

 

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Porti asiatici punti di partenza preferiti

In questo quadro generale è spontaneo chiedersi da dove provengano tutte queste spedizioni.

La risposta trovata dal rapporto EUIPO-OCSE è che le principali spedizioni di prodotti contraffatti provengono dall’Asia orientale, in particolare dalla Cina e dalla sua, ormai provincia, Hong Kong. 

La Cina è il principale punto di partenza per i prodotti contraffatti spediti con trasporto marittimo containerizzato, che rappresenta il 79 % del valore totale dei container con merci contraffatte sequestrati a livello mondiale. 

photo credit: toshi.mono Containers via photopin (license)

 

 

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Il valore della contraffazione

Prendendo ad esempio il 2016, il commercio mondiale di contraffazioni ammontava a 460 miliardi di euro, circa il 3,3 % del commercio mondiale. 

Un dato ancor più chiaro se si pensa che i prodotti contraffatti hanno rappresentato il 6,8 % delle importazioni nell’UE da paesi terzi, per un valore di 121 miliardi di euro.

Sempre in quell’anno, guardando all’hi-tech, il commercio mondiale di apparecchiature elettriche e dispositivi elettronici contraffatti ammontava a un valore stimato di 125 miliardi di euro, corrispondente a più del 5,6 % del commercio totale di tali prodotti. Quasi la metà (49 %) del valore totale dei prodotti elettronici contraffatti sequestrati era stata trasportata via mare.

 

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Problemi evidenziati: controlli ed oneri per le dogane

Fra i problemi individuati nella relazione si cita la necessità che le contraffazioni siano considerate una priorità fondamentale per i funzionari doganali e si evidenza l’esigenza di tecniche e strumenti di ricerca e ispezione più adeguati per individuare le merci contraffatte. Nel corso degli anni gli scambi internazionali sono cresciuti notevolmente e l’aumento del commercio di prodotti contraffatti è diventato un inevitabile effetto collaterale. 

L’incremento del volume complessivo degli scambi e della capacità delle navi più grandi rappresenta un onere supplementare per le dogane. La scansione a raggi X o raggi gamma dei container può essere efficace per individuare altri tipi di spedizioni illegali, come il traffico di stupefacenti, armi o specie selvatiche. Tuttavia, non lo è nel caso delle merci contraffatte, per le quali l’ispezione fisica costituisce l’unico strumento adeguato. 

Meno del 2 % dei container è sottoposto a ispezione fisica, il che fornisce alle reti criminali notevoli opportunità di approfittare di questo importante canale della catena di approvvigionamento.

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