Liberalizzazione del mercato luce e gas: i rischi per PMI e produzioni energivore

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Image by fanjianhua on Freepik
L’ennesimo rinvio – in forse e non chiaro se di 6 mesi o 1 anno – fa parlare più per gli aspetti politici che per quelli economici, ma la paura che i costi energetici al pubblico impazziscano è tangibile

Sembrava fatta, invece la saga della liberalizzazione del mercato luce e gas vive un ennesimo stop&go: il tanto annunciato Decreto Energia che doveva essere presentato in Consigli dei Ministri oggi, 24 ottobre, è rinviato alla settimana prossima.

Motivazione? Sarebbe da perfezionare. Sorvolando sull’ironia intrinseca che vede rinviare un Decreto che è già di per sé un rinvio, restano gli interrogativi sul futuro (o presente, se dovesse saltare del tutto la proposta) delle bollette energetiche.

Ancora un semestre di tariffe ‘protette’ dall’Authority per l’energia, ma dopo? Anzi, nel decreto approdato in consiglio dei ministri non è nemmeno chiaro se si tratti di uno slittamento di sei mesi o di un anno, dando adito a speculazioni politiche sulla volontà del governo di accattivarsi l’elettorato in vista delle europee e niente più.

Qualora non si dovesse procedere ad una nuova dilazione, il passaggio al mercato libero è fissato entro il 10 gennaio 2024 per il gas ed il primo aprile per l’elettricità.

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Prezzi: volatilità da record

Il problema è, dunque, assai tangibile: dallo scoppio della guerra in Ucraina il prezzo dell’energia è impazzito, si tratti di elettricità o di gas; molte aziende legate in maniera vitale a produzioni di tipo ‘energivoro’ (vetrerie, ceramisti, cartiere, acciaierie) sono arrivate al punto di chiudere o produrre a singhiozzo perché controproducente un ciclo continuo – una vera e propria follia, se si pensa a cosa voglia dire interrompere il funzionamento di certi macchinari.

La tangibilità sta poi nell’assenza di vere soluzioni alternative: il comparto industriale – PMI come grandi aziende – si chiede quali strategie pensi di attuare il governo a livello strutturale per cambiare la situazione, oltre ai semplici palliativi come i rinvii.

Un inverno caldissimo

Quello che ci attende rischia di essere un inverno ben più caldo dei precedenti. Non ci riferiamo al cambiamento climatico, bensì alle scottanti sorprese che attendono tutti, cittadini e imprese, all’apertura delle prossime bollette.

Il travaso delle utenze nel mercato libero dell’energia si avvicina inesorabilmente e, anzi, dovrebbe già essere stato messo in pratica da tempo, addirittura dal 2017: i rinvii di anno in anno partono allora e fa quasi sorridere pensare che quelle di sei anni fa venivano già ritenute condizioni ‘insufficienti’ a garantire un passaggio indolore.

Oggi la prospettiva è quella di una volatilità dei prezzi inimmaginabile, in quanto alla situazione che affligge l’Est Europa si aggiunge quella che potrebbe quasi leggersi come una complottistica contromossa alla ‘soluzione’ trovata dal governo italiano, vale a dire gli accordi per le forniture di gas da Paesi arabi come l’Algeria.

L’instabilità è persino maggiore di quella di un anno fa e il primo, già annunciato, rincaro di fine ottobre del prezzo del gas naturale farà presto capire a che gioco stiamo giocando.

Alternative strutturali?

Mentre la discussione si avvita attorno ai rinvii, più o meno funzionali a scopi elettorali – se il gas slitta di 6 mesi a partire dal primo gennaio 2024, l’elettricità che avrebbe termine ultimo il primo aprile? – il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica propone un decreto Energia che cerca di tamponare la situazione su più fronti.

In esso si parla di allungare la vita delle centrali a carbone e di tornare a cercare idrocarburi sui fondali marini, si propone la rimodulazione del meccanismo di prezzi Gas Release per attrarre verso l’uso di gas ‘nazionale’ e, con un carpiato mortale, si tratteggiano possibili ‘poli per l’eolico galleggiante’ che rendano produttive non meglio determinate zone marittime di 30-50 km quadrati, con una procedura non esattamente snella nelle tempistiche di attuazione – già oggi pluriennali – e, dunque, da considerarsi solo in una prospettiva di lungo termine.

Per le imprese energivore viene invece studiato un meccanismo di sgravio per l’autoproduzione di energia rinnovabile da impianti fotovoltaici, eolici o idroelettrici di potenza pari ad almeno 1 megawattora.

Per la costruzione le imprese potranno farsi anticipare i costi dal Gestore dei Servizi Energetici tramite fornitura triennale di energia a prezzo medio da rinnovabile, da rendere nell’arco di 20 anni sotto forma di energia.

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