Logistica ultimo miglio, aumenta l’attrattività dei mercati

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Un’analisi dei principali mercati mondiali sulla base del ”last mile smart logistics” determina l’attrattività dei singoli paesi e pone l’Italia agli ultimi posti

Il grande impulso che soprattutto l’e-commerce ha avuto negli ultimi anni ha portato alla ribalta la necessità di individuare soluzioni innovative per la logistica dell’ultimo miglio.

La cosiddetta “smart last mile logistics”, includendo in questo termine l’adozione di tutti quegli strumenti studiati per tentare di superare gli ostacoli che quotidianamente incontrano le consegne urbane per rispettare le attese dei clienti, è infatti diventata oggetto di costante attenzione e continuo sviluppo.

Ne fanno parte dispositivi come i droni, i veicoli a guida autonoma, i locker, i punti di raccolta, che tendono ad agevolare il processo di consegna o di ritiro da parte della clientela, superando i limiti alla circolazione urbana e limitando i rischi ambientali.

In Europa, questo segmento nel 2021 ha manifestato una crescita del 35% e, si stima, sia ancora più ampia in altre aree geografiche. 

Lo afferma uno studio realizzato, in collaborazione con Deloitte, da Cainiao, società logistica legata ad Alibaba, colosso cinese nel commercio elettronico i cui risultati evidenziano la necessità da parte delle aziende del settore di prestare maggiore attenzione alla logistica “intelligente” dell’ultimo miglio.

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L’incidenza dei costi

Tale esigenza, secondo lo studio, appare ancora più evidente se si analizzano le incidenze dei costi delle singole fasi che costituiscono l’intero processo logistico.

Mediamente, infatti, a fronte di un’incidenza del 13% dovuta al magazzinaggio, del 20% circa per le operazioni di smistamento e spedizione dell’ordine, del 16% per il packaging e di una quota residuale dell’11% di altri costi, ben il 41% è da addebitarsi proprio alla consegna dell’ultimo miglio.

Una percentuale elevata che è figlia delle numerose difficoltà insite nelle consegne a domicilio all’interno di un tessuto urbano complesso per situazioni di traffico e di limitazioni alla libera circolazione a cui si aggiungono anche problematiche di salvaguardia ambientale.

Queste ultime, tra l’altro, tendono a diventare sempre più restrittive nei confronti dei mezzi a motore utilizzati per le consegne, con l’obiettivo di limitare le emissioni inquinanti ed il traffico veicolare che crea ingorghi e disagi nelle città.

Problematica che si aggrava nei centri storici per la loro conformazione ed i valori paesaggistici ed artistici che spesso esprimono e devono essere tutelati.

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L’attrattività dei mercati

Nello studio Cainiao-Deloitte sono stati esaminati i mercati mondiali considerati più significativi, tenendo conto della loro attrattività in base a diversi fattori quali la dimensione, il trend economico, le capacità tecnologiche ed i caratteri socio-culturali, e della loro maturità intesa come livello di penetrazione di soluzioni innovative.

I paesi che risultano, da questa analisi, preminenti sia sul piano dell’attrattività che su quello della maturità, sono la Cina e i paesi del Nord Europa (Danimarca, Finlandia, Svezia), Estonia e Polonia, considerati “leading market”, in parte per la loro maggiore esperienza nel comparto ma certamente anche per una superiore e più pronta apertura a soluzioni al di fuori dello schema tradizionale.

Molto spesso, infatti, questi mercati diventano terreno di sperimentazione di servizi innovativi da parte dei big dell’e-commerce.

In questo particolare scenario, la valutazione dell’Italia non è lusinghiera ed evidenzia ritardi e deficit strutturali non ancora superati.

La sua attrattività appare infatti solo leggermente al di sopra della media di tutti i paesi considerati ma con una maturità di molto inferiore.

Sulla dimensione della maturità, l’Italia risulta sopravanzata praticamente da tutti i mercati europei, a cui lo studio assegna, peraltro, una potenzialità ulteriore di crescita.

La mancanza di maturità appare quindi come il vero tallone d’achille del nostro paese, che per questo fattore risulta superiore solo a Brasile, Indonesia, Bulgaria e Vietnam, insieme ai quali costituisce il gruppo dei paesi detti incubatori.

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