Magazzini sostenibili, in California la legge colpisce anche le compagnie aeree

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Una normativa del Golden State impone la decarbonizzazione delle infrastrutture per lo stoccaggio delle merci, concentrandosi sui trasferimenti anche da e per gli aeroporti

Sarà una delle questioni dominanti anche per il 2024 appena iniziato quella della sostenibilità dei magazzini, nonché delle filiere che da essi dipendono o che di essi si servono. È proprio agendo indirettamente su queste ultime che si concentrano alcuni degli approcci studiati in giro per il mondo: uno di questi emerge da uno scontro legale tra una compagnia aeree e una corte distrettuale del sud della California, facendo emergere come della decarbonizzazione dei magazzini siano chiamati ad occuparsene tutti gli attori in causa, anche i più indiretti.

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La normativa californiana sulle emissioni dei magazzini

La California è una realtà senz’altro distante dall’Italia e, come i più appassionati di questioni ambientali sapranno, una delle più attive al mondo in materia di normativa ambientale.

Proprio per il suo carattere da sempre pionieristico, è interessante notare, anche attraverso un episodio se vogliamo banale, l’approccio al problema della diminuzione delle emissioni inquinanti legate alle attività di un magazzino, inteso come struttura per lo stoccaggio di merci.

Nel Sud della California è infatti in vigore dal 2021 un regolamento che impone di intervenire proprio sulle attività legate al magazzino, includendo quindi appieno anche i trasferimenti delle merci, non importa se in entrata o in uscita. Per fare ciò il Golden State propone – ovviamente, essendo tra i più infrastrutturali in tal senso – il passaggio a veicoli a zero emissioni (Zero Emission Vehicles), ossia elettrici o a idrogeno, o quasi (denominati Near ZEV) che possono essere ibridi plug-in, ad esempio.

Di fatto, ai magazzini che agiscono in tal senso viene attribuito un punteggio, calcolato in base al numero di ‘accessi’ registrati da parte di veicoli ZEV o NZEV sul totale dei trasferimenti di merci. Un meccanismo ingegnoso, in quanto il trasporto dei materiali da stoccare non sempre è in carico al gestore del magazzino, anzi.

Aerei e magazzini, legame a doppio filo

Compagnie aeree e magazzini hanno un rapporto ben più stretto di quel che si possa immaginare superficialmente. Che si tratti di bagagli o di prodotti commerciali da imbarcare o consegnare, i vettori aerei – che, spesso, ricordiamolo, utilizzano proprio le stive dei voli passeggeri per trasferire anche molte merci – necessitano di una grande quantità di spazio a terra dove lasciare in attesa i colli da spedire.

Questa esigenza può essere assolta negli hangar aeroportuali, ma non sempre è possibile: nell’aera sud della California, per esempio, il trasporto cargo aereo si appoggia proprio sulla fitta rete di magazzini che si trovano nelle aeree in cui sono presenti gli scali aeroportuali; ecco, dunque, che le compagnie stesse si sono trovate ad effettuare i trasporti da a per magazzini e piste di atterraggio, entrando nel raggio d’azione della norma sulla decarbonizzazione dei magazzini.

La causa legale, ma anche la dimostrazione di efficacia

Il pretesto per parlare di tutto ciò è la causa intentata da Airlines For America (A4A) nei confronti dello Stato della California e della normativa approvata dal South Coast Air Quality Management District

L’osservazione che viene sollevata riguarda l’impatto che tale regolamento ha sulle operazioni cargo degli aeroporti e, dunque, sulle compagnie aeree che ivi operano: A4A – che si è accodata alla California Trucking Association nella critica – sostiene che la legge punti a far convertire in elettrico le flotte di veicoli impiegati per i trasbordi, ma che questo interferisca con la capacità delle compagnie di garantire gli standard, costringendole ad alzare i prezzi o a modificare rotte e servizi. Il punto starebbe nell’interpretazione, come sempre, della regola: per la compagnia aerea, andrebbe letta in termini di emissioni in base ai chilometri, trattandosi di una normativa che ha per obiettivo i trasporti.

La Corte distrettuale californiana, invece, è di altro avviso: la legge serve a migliorare l’impatto ambientale dei siti di stoccaggio e quella dell’efficientamento dei mezzi di trasporto che li servono è solo uno dei passi fattibili (il più intrapreso, stando allo stesso Stato della California). È però quello che compete chi tali magazzini li utilizza come appoggio per il proprio business e le distanze percorse non c’entrano: gli aeroporti sono molto vicini, ma il sistema di calcolo dei punteggi conta solo il numero di accessi.

Dunque, sul suolo californiano le società operanti nel settore dei trasporti, che siano o meno le titolari dei magazzini, sono costrette a contribuire al punteggio energetico della struttura: un meccanismo indiretto di condivisione delle responsabilità e degli investimenti in tecnologie pulite.

D’altronde, la California fu lo Stato che obbligò Fiat, ancora a guida Marchionne, a produrre e commercializzare la 500 elettrica già nel 2012, pena l’uscita in tronco dal proprio mercato automobilistico. Un approccio duro, ma che produsse indiscutibilmente l’effetto desiderato. Lo stesso che il legislatore californiano mira ad ottenere adesso, agendo in maniera trasversale sul mondo dei magazzini.

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