Metaverso: cambiano retail e fasce d’utenza

Condividi
Le analisi vedono nel Metaverso l’orizzonte certo dell’eCommerce, ma in pochi ne comprendono la portata

A partire da un anno fa, ottobre 2021, le ricerche web sul Metaverso sono aumentate in tutto il mondo, segno di un crescente interesse: che esso vada oltre la semplice curiosità è dimostrato dall’incrocio con i dati sulla frequentazione attiva della realtà virtuale, anch’essa in aumento

Quanto tutto ciò rappresenta un effettivo preludio ad un boom del Metaverso? Quanto nelle sue dimensioni virtuali si sposterà l’eCommerce e quanto l’ecosistema digitale-analogico condizionerà il retail classico del punto vendita?

Infine, chi, allo stato attuale dell’arte, sta comprendendo le potenzialità del Metaverso e quali sono i consumatori più predisposti a fare acquisti in questa nuova modalità?

Leggi anche:
L’immobiliare logistico diventa ‘phygital’ con il Metaverso

 

Shopping nel Metaverso

Il Metaverso è dato come lo sviluppo degli odierni social, con un’estensione però ben più fisica e coinvolgente, tanto da essere indicato come la definitiva fusione di vita digitale ed analogica.

Sono diversi i brand, nel campo del fashion ma non solo, che sono partiti con largo anticipo ad investire in terreni digitali sui quali ‘costruire’ i propri store phygital: in alcuni casi questi si basano su delle piattaforme di gioco già esistenti, come nel caso di Nikeland, negozio virtuale Nike, che si appoggia a Roblox.

Per navigarvi gli utenti debbono avere un avatar con il quale interagire con gli altri visitatori, provare e acquistare i prodotti virtuali. Il Metaverso non si ferma però alla sola realtà virtuale.

 

Leggi anche:
Supply chain e intelligenza artificiale: una rivoluzione annunciata

 

Negozio virtuale, vendita reale

Lo step successivo al semplice store nella realtà virtuale, nel quale comportarsi in maniera simile alla realtà e non più come su un bidimensionale portale eCommerce, è l’ibridazione con la realtà fisica – da cui il termine ‘phygital’.

Meta, la società che ha acquisito il Metaverso, controlla sempre l’antesignano Facebook e il social di messaggistica WhatsApp, per i quali sta sviluppando estensioni in grado di far interagire le differenti piattaforme come un unico ecosistema: l’oggetto provato o visto nel Metaverso può essere acquistato tramite funzionalità di eCommerce integrate in WhatsApp, ad esempio, e il servizio può essere ‘individualizzato’ in base al negozio.

Leggi anche:
Responsabili, inclusivi, digitali: la Z Generation cambia il retail

Interazione phygital

Ancora più evidente il legame a doppia mandata nel caso delle combinazioni tra negozi digitali e fisici: nella pubblicità si inizia a vedere l’invito a provare beni di consumo nel Metaverso per poi finalizzare l’acquisto in negozio, ma non solo.

Esistono infatti già strategie ‘native’, ossia concepite appositamente per le potenzialità dischiusesi con il Metaverso, come quelle applicate da alcuni brand di moda che lanciano collezioni di abiti e accessori virtuali per avatar o personaggi di videogame famosi, abbinando edizioni limitate acquistabili anche nella realtà fisica.

Meno conosciuti e, al momento, meno apprezzati dal grosso dell’utenza, sono gli NFT, ossia dei Token fruibili solo digitalmente: si tratta di oggetti virtuali pensati per fare tendenza e, ad oggi, in voga più che altro fra star dello spettacolo o dello sport.

Secondo un sondaggio BigCommerce il 91% dei consumatori non sa però cosa siano gli NFT, con appena il 23% del campione che dichiara di averne una comprensione ‘blanda’.

 

Leggi anche:
Transizione digitale, Meta entra nella GDO

 

Un mercato non ancora per tutti

Fondamentale è, dunque, intuire che nel Metaverso si annida con molta probabilità lo sviluppo dell’eCommerce e l’evoluzione del retail stesso, con tutte le ricadute immaginabili sulla distribuzione; tuttavia, non è ancora un mercato comprensibile a tutti, sebbene in espansione più rapida di quanto si pensi.

«Global Consumer Report: Current and Future Shopping Trends survey», indagine svolta da BigCommerce su un campione di oltre 4mila persone tra USA, UK, Italia, Francia e Australia, ha fotografato i raggruppamenti dell’utenza digitale.

A sapere e capire cosa sia il Metaverso è il 26% degli intervistati, mentre il 25% ne ha un’idea vaga: a tal proposito è interessante vedere chi è più conscio di questo sviluppo virtuale. Gen Z e Millennials dimostrano infatti una comprensione più ampia del fenomeno rispetto a Gen X e Baby Boomers; a ciò si aggiunga che è la fascia di persone con un reddito di almeno 100mila dollari annui ad avere la maggior predisposizione, mentre le fasce più deboli non paiono interessarsi al Metaverso.

C’è solo un 2% del campione che ha però già effettuato acquisti nel Metaverso, il 46% è disposto ma non l’ha ancora fatto e il 52% si dice non intenzionato. Tra le ragioni vi sono anche la diffidenza e la scarsa conoscenza delle criptovalute, il cui utilizzo è fortemente condizionato dai singoli mercati nazionali.

Ti potrebbero interessare