Packaging, meglio se sostenibile: l’imballaggio ibrido

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I materiali di imballaggio convenzionali sono responsabili di danni ambientali e causa dell’inquinamento degli ecosistemi. La ricerca, pertanto, si è concentrata su nuovi sistemi che guardino con priorità a sicurezza e sostenibilità

Il packaging ha assunto nel tempo un’importanza crescente non solo nella caratterizzazione del prodotto ma anche per i suoi contenuti tecnici e di comunicazione.

L’utilizzo di determinati materiali nel confezionamento, infatti, può contribuire a generare maggiore o minore inquinamento e, tali valori, finiscono per influenzare anche la percezione del prodotto stesso.

Nell’attuale scenario mondiale, inoltre, la domanda di maggiore sostenibilità è anche frutto di una sempre più forte consapevolezza degli effetti del cambiamento climatico e porta anche i consumatori a richiedere alle aziende maggior responsabilità nei confronti dell’ambiente.

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Alla ricerca della sostenoibilità

Il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) rileva, a tale proposito, che le persone nel mondo producono quasi 400 tonnellate di plastica all’anno, di cui gli imballaggi rappresentano il 36% e ben l’85% di essi finisce nelle discariche o negli oceani con effetti devastanti per gli ecosistemi.

D’altra parte, il passaggio ad imballaggi sostenibili si sta rivelando molto impegnativo per la catena di fornitura, soprattutto in alcuni settori come quello alimentare.

Non deve pertanto stupire se la ricerca stia dedicando ingenti sforzi per trovare soluzioni valide a soddisfare la crescente richiesta di sostenibilità

Tanto più che il periodo pandemico, in virtù dell’aumento degli ordini con consegna a domicilio, alimentati soprattutto dal commercio elettronico, ha maggiormente enfatizzato il problema.

Ogni settore di vendita al dettaglio utilizza imballaggi durante la distribuzione che garantiscono la sicurezza del prodotto durante il trasporto ma gli studi compiuti mostrano che tra i consumatori tendono a prevalere nuovi comportamenti d’acquisto che privilegiano anche la responsabilità sociale delle aziende.

 

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L’imballaggio ibrido

Sostenibilità e sicurezza, sono quindi i due aspetti su cui si stanno maggiormente concentrando la ricerca e la progettazione di quelle aziende che desiderano dare un segnale positivo del loro impegno per la salvaguardia ambientale e, allo stesso tempo, recepire le sensibilità dei propri clienti.

Una soluzione oggi disponibile e sempre più proposta è quella dell’imballaggio ibrido la cui progettazione prevede la presenza di componenti ad alto contenuto di riciclabilità, biodegradabilità e riutilizzabilità in luogo degli attuali materiali per lo più sintetici e non degradabili.

Una possibile opzione in questo campo è l’utilizzo della nano cellulosa, un materiale vegetale altamente rinnovabile che può essere impiegato negli imballaggi per alimenti unitamente a carta e cartone. 

In questa modalità d’impiego, la nano cellulosa viene prodotta per fermentazione microbica ed ha la caratteristica di rafforzare altri materiali a base biologica.

Questo tipo di packaging potrebbe consentire di tenere il passo con la domanda di sostenibilità dei consumatori, migliorare la reputazione del marchio, implementare un preciso protocollo post consumo e ridurre il loro impatto ambientale.

 

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Gli ostacoli

Secondo recenti sondaggi effettuati da SIS International Research, Società globale di ricerca di mercato, il 60% delle aziende incontra difficoltà, a realizzare e produrre imballaggi sostenibili.

Le cause sono di vario tipo, ma principalmente legate alle normative sulla conformità ed al loro rispetto. 

Inoltre, una delle preoccupazioni maggiori per tecnici e progettisti, soprattutto nel settore alimentare, è quello di non riuscire a garantire che l’imballaggio ecologico offra lo stesso livello di protezione e durata dei materiali tradizionali su cui si basa tutta la loro esperienza.

È questo un punto di grande importanza rilevato dal sondaggio prima citato dove, inoltre, il 49% delle aziende intervistate ha dichiarato di non aver ancora acquisitole conoscenze adeguate a implementare soluzioni sostenibili.

Altre nella misura del 41% hanno affermato di non avere il budget necessario a questo tipo di cambiamento, mentre il 32% di non possedere la tecnologia.

Questi risultati, in buona parte negativi, devono essere superati nel breve termine in quanto la sostenibilità è ormai un valore acquisito e differenziante sul mercato.

Il recente rapporto Breaking the Plastic Wave”, realizzato in collaborazione con Pew Charitable Trusts, Organizzazione non governativa globale, da più di settanta anni impegnata sui temi del cambiamento positivo e della conoscenza, osserva che l’eliminazione dei rifiuti in plastica porterebbe ad una riduzione dell’inquinamento degli oceani dell’80% nei prossimi 20 anni.

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