Russia, le sanzioni viste dalla logistica USA

Condividi
La Supply Chain americana vede da un’ottica simile e al contempo diversa l’effetto delle sanzioni contro Mosca

Stati Uniti ed Europa hanno intrapreso dura guerra economica nei confronti della Federazione Russa, nel tentativo di strangolare i flussi di denaro che alimentano la macchina bellica di Mosca.

Alcuni provvedimenti sono asimmetrici tra i due partner occidentali, anche per via dell’effettiva differenza di rapporti commerciali e dipendenze energetiche che sussistono fra UE, USA e Russia.

Tuttavia anche la logistica statunitense fa i conti con i contraccolpi sia delle stesse sanzioni, sia delle distruzioni belliche che interessano una filiera industriale importante per la fornitura di materie prime in tutto il mondo.

Leggi anche:
Guerra Russia-Ucraina, prime ricadute per l’economia europea

 

La dipendenza della aziende USA dalla Russia

Per quanto la logistica europea si interroghi sulle proprie dipendenze, prima fra tutte quella energetica, da Mosca, anche a Washington c’è chi si cruccia.

Stando alle statistiche sono più di duemila le aziende americane con almeno un fornitore Tier-1 in Ucraina, ossia di livello di livello 1, altre 450 con sede sia negli USA che nella UE si trovano nella stessa situazione; la parte pesante del bilancio arriva analizzando però quante aziende con sede negli Stati Uniti hanno almeno un fornitore Tier-3 (ossia fornitori di materie prime) in Ucraina o nella Federazione Russa: il conto arriva a 190.000 società.

 

Leggi anche:
Crisi Ucraina, mitigare l’impatto sulla logistica

 

Cosa importano gli USA dalla Russia e dall’Ucraina

Per quanto riguarda le ‘dipendenze’, anche gli Stati Uniti scoprono improvvisamente quanto dall’est Europa e dal quadrante eurasiatico dipendano.

In effetti, da Ucraina e Russia provengono molte terre rare e gas neon, fondamentali per l’industria dell’elettronica e quella statunitense non fa eccezione. Per quanto riguarda le esportazioni di grano e cereali, che penalizzeranno maggiormente Europa e Paesi in via di sviluppo, quel che preoccupa l’industria alimentare di Washington è più che altro l’interruzione delle forniture di prodotti chimici necessari a produrre fertilizzanti.

 

Le sanzioni lato America

Anche le sanzioni imposte dagli Stati Uniti a Mosca hanno degli effetti collaterali.

Per esempio, risulta estremamente difficile, se non impossibile, ottenere le licenze per l’esportazione di merci verso il mercato russo, che sono erogate dai Dipartimenti del Commercio e di Stato degli Stati Uniti.

Le sanzioni che colpiscono singoli esponenti della nomenklatura politica e finanziaria russa restringono ancor più la possibilità di rapporti commerciali, sia nei confronti degli individui che delle relative società.

Anche la limitazione di accesso al circuito interbancario SWIFT ha i suoi contraccolpi, dimostrato da un notevole aumento delle procedure legali contro aziende che violano le sanzioni anche indirettamente.

 

Leggi anche:
Conflitto in Ucraina: corsa alle scorte arma a doppio taglio per la Supply Chain

 

I limiti all’import

Nel marzo scorso, la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una legge che impone alla Russia le aliquote dei dazi più elevate sull’importazione ed è adesso in attesa di vaglia da parte del Senato. Nel frattempo il presidente Biden ha firmato un ordine esecutivo che vieta l’importazione negli Stati Uniti di prodotti come pesce, frutti di mare, bevande alcoliche, diamanti non industriali e altri prodotti dalla Russia.

C’è poi il capitolo dei divieti alle importazioni di petrolio. È probabile che le restrizioni e i divieti alle importazioni di petrolio russo avranno effetti a lungo termine sui prezzi dei carburanti al consumo e che influenzeranno anche i supplementi sui trasporto delle merci. 

FedEx, uno dei colossi delle spedizioni statunitensi, ha già annunciato un aumento dei prezzi al consumo a causa dei costi del carburante.

Fonte: scmr.com

Ti potrebbero interessare