Se la cold chain è energivora, transizione ecologica ma senza greenwashing

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Close up of crystal globe resting on grass in a forest - environment concept

Gli investimenti previsti dal Piano di resistenza e resilienza dovranno dimostrare il beneficio ambientale. Arriva la stretta dell’Unione europea per evitare furbate. I miglioramenti non devono essere di facciata

La supply chain che ha bisogno di monitorare il mantenimento della temperatura richiede un consumo di energia superiore per garantire la qualità dei prodotti che muove. E il consumo di energia ha un impatto sull’ambiente che può essere limitato solo ricorrendo a tecnologie avanzate che puntano alla sostenibilità.

Per saperne di più

L’Unione europea mira al contenimento delle emissioni tramite il Piano Next Generation Ue che segue le indicazioni dell’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile, un documento considerato la base su cui poggiano i provvedimenti adottati sia dall’Unione europea sia dalle singole nazioni convinte che questa strada sia obbligata.

Ottimizzare l’uso di risorse

Maggiori trazioni alternative, stop quanto prima ai combustibili fossili, più treni sul lungo raggio e meno viaggi a vuoto con connessioni digitali. Ma anche magazzini coibentati, con luci a led, coperture fotovoltaiche e posti di lavoro più sicuri. Ottimizzare insomma l’uso dell’energia necessaria e ridurre al minimo gli impatti ambientali per rifornire, distribuire, smaltire e riciclare materie prime, componenti e prodotti finiti contribuendo a realizzare un sistema a economia circolare. Proprio su queste direttrici si sta muovendo la logistica italiana per rimanere al passo con una concorrenza internazionale che la conversione green ha cominciato a praticarla già da tempo sull’onda montante di un’opinione pubblica convinta che non si possa andare avanti in un mondo inquinato, con un sistema economico che consuma eccessive risorse.

Non disperdere energia

Bene dunque fanno gli operatori logistici che convertono depositi, macchine e veicoli coibentandoli e alimentando la loro fame di energia ricorrendo all’elettricità per garantire al meglio la catena del freddo. Medicinali e prodotti alimentari devono essere tenuti a stock in magazzini che non disperdano energia e consegnati con veicoli il cui rivestimento interno deve essere altrettanto capace di mantenere la temperatura necessaria. Bisogna tuttavia evitare che l’energia consumata evitando emissioni in un certo luogo sia prodotta altrove inquinando e riducendo gli effetti di costosi investimenti.

Il Sustainable Europe Investment Plan individua nel Green Deal la strategia di ambizioso azzeramento delle emissioni di CO2 al 2050 trasformando radicalmente l’economia del Continente con risorse consistenti spese su fonti rinnovabili, efficienza energetica, trasporti a basso impatto ambientale, nella riqualificazione degli edifici e nelle pratiche sostenibili indirizzando il tutto verso un sistema di economia circolare che riduca gli sprechi.

Il nuovo orientamento

Attenzione però, perché stanno per arrivare nuove regole sugli investimenti verdi che incideranno sui Recovery plan nazionali per evitare i fenomeni di greenwashing, cioè il vantare inesistenti virtù ecologiche. Si tratta di un orientamento dell’Unione che avrà ripercussioni a livello di opinione pubblica che da diverso tempo ha inquadrato la logistica come attività positiva per il sistema economico ma anche come potenziale fattore di inquinamento quando persiste in comportamenti non più ammessi.

La Commissione Ue ha pubblicato nuove linee guida da usare nei Piani di rilancio dei paesi aderenti e che, a differenza delle precedenti, si concentrano sulla necessità di evitare investimenti che l’ambiente lo danneggino.

Da qui la scelta di classificare gli impegni ecologici secondo criteri di trasparenza finanziaria.

Gli investimenti pubblici dovranno essere accompagnati da finanziamenti privati capaci di dimostrare effetti positivi sull’ambiente che non nascondano fenomeni di greenwashing, cioè una mascheratura ecologica finalizzata a vendere meglio un prodotto o un servizio senza effettive valenze ambientali.

Sei obiettivi da misurare

Investimenti, progetti e attività avranno la patente di sostenibilità se mireranno ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali individuati dalla Commissione senza danneggiare gli altri. Sono considerati tali i seguenti obiettivi:

– ridurre o evitare le emissioni di gas serra oppure migliorarne l’assorbimento;

– ridurre o prevenire gli effetti negativi del clima attuale o futuro oppure il rischio degli effetti negativi;

– uso sostenibile e protezione delle acque;

– transizione verso l’economia circolare, focalizzata sul riutilizzo e riciclo delle risorse;

– prevenzione e controllo dell’inquinamento;

– tutela e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

In sostanza una nuova tecnologia, per ridurre le emissioni di CO2, non dovrà produrre rifiuti non riciclabili o composti dannosi per l’ambiente in un altro comparto. Il beneficio non dovrà insomma causare danni che ne limitino gli effetti.

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