L’inquinamento atmosferico causato dal trasporto marittimo rappresenta una minaccia significativa per la salute pubblica globale. L’affermazione, in qualche modo senza mezzi termini, proviene da uno studio condotto dall’Università di Scienza e Tecnologia di Hong Kong (HKUST): in esso si trova calcolato che, ogni anno, circa 90.000 morti premature possono essere attribuite alle emissioni delle navi.
Lo studio, durato diversi anni, ha analizzato l’impatto dell’inquinamento prodotto dal trasporto marittimo mercantile – al quale, ricordiamo, viene imputata la responsabilità di circa il 2,5% delle emissioni globali di CO2- sulla mortalità, concentrandosi in particolare sulla quota di emissioni generate dalla pratica di navigare velocemente per poi attendere in porto.
I ricercatori della HKUST dichiarano, nel loro studio, che riducendo le ‘emissioni da ancoraggio’ dell’1%, si potrebbero evitare circa 400 morti premature all’anno. Eliminando completamente la pratica del “sail fast then wait“, si potrebbero prevenire oltre 10,000 morti premature ogni anno.
Il sistema EU-ETS e le criticità per gli armatori
Tra le contromisure che i vari enti regolatori stanno intraprendendo, l’integrazione del settore marittimo nel sistema di scambio delle emissioni dell’Unione Europea (EU-ETS) rappresenta un passo cruciale per avere un’industria marittima più sostenibile e decarbonizzata, nonché per rientrare negli ambiziosi limiti programmati da Bruxelles e dall’IMO, l’International Marittime Organization, che punta al traguardo ‘net zero’ entro il 2050.
Dal 1° gennaio 2024, infatti, gli armatori sono tenuti ad acquistare quote di emissioni per la CO2 emessa dalle loro navi. Considerando il prezzo attuale delle quote di emissione valido per l’UE (EUA), che si aggira intorno ai €70 per tonnellata, l’impatto finanziario può essere cospicuo, soprattutto guardando alle implementazioni graduali previste dal sistema EU-ETS nei prossimi tre anni.
Inizialmente, infatti, le navi dovranno compensare il 40% delle emissioni di loro responsabilità, ma questa percentuale andrà aumentando negli anni successivi. In merito a ciò, per altro, si aprono questioni non secondarie, in quanto la validazione dei dati sulle emissioni dei viaggi e l’allocazione dei costi dell’EU-ETS rappresentano punti decisamente critici per gli armatori: la mancata accuratezza nel monitorare, riportare e verificare le emissioni potrebbe comportare costi considerevoli.
Da questo punto di vista, una gestione proattiva delle emissioni sarebbe essenziale non solo per la conformità, ma anche per mitigare i rischi finanziari: senza una gestione adeguata, gli armatori potrebbero dover affrontare passività davvero significative.
Conformità all’EU-ETS: si apre un mercato a supporto
Per affrontare quella che potrebbe essere una montagna insormontabile per i singoli armatori, rappresentata dal sistema EU-ETS, diversi sviluppatori privati stanno offrendo delle soluzioni a supporto delle compagnie di navigazione proprietarie dei vettori.
Alcune di queste si basano sull’automatizzare la raccolta dei dati importanti, come i consumi di carburante e le informazioni sui viaggi. Normalmente queste piattaforme si appoggiano a capacità di monitoraggio avanzato con l’obiettivo di fornire informazioni in tempo reale sulle emissioni di carbonio per rendere possibili aggiustamenti operativi che migliorino l’efficienza e riducano le emissioni.
Questi strumenti mettono in condizione di generare report dettagliati conformi ai requisiti dell’EU-ETS, garantendo una rendicontazione accurata e trasparente delle emissioni da cui discendono le quote compensati da acquistare. Inoltre, queste soluzioni si mantengono aggiornate rispetto alle normative EU-ETS e alla loro evoluzione, assicurando alle compagnie di navigazione la costanza della conformità e sgravandole da un extra lavoro che richiederebbe, altrimenti, un team dedicato. Una piattaforma di questo tipo è, ad esempio, Oceanly Performance, che vanta di poter far ottenere risparmi di carburante tra il 3% e l’11% per nave.
Altre soluzioni promettenti sfruttano il digitale per ottimizzare e scaglionare i tempi di arrivo delle navi nei porti. Degli algoritmi forniscono un tempo di arrivo ottimale per ogni nave, riducendo il consumo di carburante e le emissioni, ma mantenendo il posto in coda e riducendo i tempi di attesa inutili fuori dai porti.
Le prove iniziali di una di queste soluzioni, Blue Visby, condotte nel marzo e aprile 2024 con le navi Gerdt Oldendorff e Begonia, hanno mostrato risparmi di CO2 del 28.2% per la Gerdt Oldendorff e del 12.9% per la Begonia, con una media del 17.3% a una velocità di 14 nodi. Questi risultati sono coerenti con studi precedenti e simulazioni con approccio hindcast, che avevano mostrato risparmi medi di CO2 del 23.2%.