L’EU ETS ‘punirà’ lo shipping inquinante, ma non tutti gli armatori sono pronti

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Per favorire l’adozione di tecnologie pulite nello shipping, la UE ha varato un proprio meccanismo di compensazione e riduzione delle emissioni inquinanti: si tratta dell’EU ETS, il sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas nocivi per l’effetto serra, che mira a ridurre le emissioni di CO2 nei principali settori industriali e nel comparto dell’aviazione, attraverso un mercato del carbonio. 

Dal 1° gennaio 2023, il sistema si applica anche al settore marittimo, coinvolgendo le navi che fanno scalo nei porti dell’UE. 

In particolare, l’EU ETS si applica alle navi con una stazza lorda superiore a 5.000 tonnellate, accusate di rappresentare circa il 55% delle emissioni marittime globali.

Questo comporta una serie di difficoltà da affrontare e anche di rischi per i proprietari di navi, che devono adeguarsi alle nuove norme e valutare le conseguenze in caso di violazione.

Come funziona l’EU ETS per il settore marittimo

Il sistema EU ETS prevede un limite (cap) alle emissioni consentite, che diminuisce nel tempo, e la possibilità di comprare e vendere le quote di emissione (trade) tra i soggetti partecipanti

Il limite alle emissioni consentite diminuisce del 2,2% all’anno e il numero di quote disponibili per il settore marittimo sarà pari al 40% delle emissioni medie del periodo 2019-2020; inoltre, il prezzo delle quote di emissione (EUAs) è determinato dal mercato e varia in base all’offerta e alla domanda. 

Per capire meglio, i proprietari di navi che operano sotto l’EU ETS devono:

  • Monitorare e comunicare le emissioni di CO2 delle loro navi che fanno scalo nei porti dell’UE, seguendo le metodologie e i criteri stabiliti dall’UE.
  • Trasferire le quote di emissione corrispondenti alle emissioni verificate delle loro navi, entro il 30 aprile di ogni anno, a un conto di custodia marittima (MOHA), che deve essere aperto presso un registro nazionale dell’UE.
  • Fornire informazioni accurate e veritiere sulle emissioni e sulle quote di emissione, evitando di commettere frodi o pratiche sleali.

Il numero di MOHA necessari varia a seconda della struttura legale del proprietario della flotta.

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Le difficoltà incontrate dagli armatori

La stampa specializzata dedicata al settore dello shipping lamenta che la maggior parte delle aziende sarebbe indietro rispetto alle richieste del nuovo regolamento: ci sono una serie di questioni complesse da risolvere, prima fra tutte la verifica della qualità dei dati sulle emissioni, che richiede l’uso di strumenti e di metodologie affidabili e conformi alle norme dell’UE. 

Secondo il sito web della Commissione europea, gli operatori marittimi devono utilizzare uno dei quattro metodi previsti dal regolamento (UE) 2015/757 per il monitoraggio delle emissioni: la differenza sta nel basare i conteggi sul consumo di carburante, sulle emissioni effettive, sulle emissioni medie o sulle emissioni stimabili. 

Inoltre, le emissioni vanno certificate da un verificatore accreditato, che rilascia una dichiarazione di conformità.

Un assist ai porti extra-UE?

Un altro problema è rappresentato dai porti non UE, che potrebbero sfruttare l’EU ETS per attirare il traffico di transito dai loro concorrenti europei, offrendo tariffe più basse o esenzioni dalle quote di emissione. 

Alcuni porti del Nord Africa e del Medio Oriente potrebbero beneficiare della clausola di trasbordo prevista dalla direttiva, che consente di escludere dal calcolo delle emissioni le tratte effettuate tra un porto UE e un porto non UE, se il trasporto è effettuato da una nave diversa da quella che ha effettuato la tratta precedente o successiva. Ciò potrebbe incentivare gli operatori marittimi a spezzare il viaggio in più tratte, con il paradosso di provocare un impatto peggiorativo sull’efficienza e sull’ambiente.

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EUAs, volatilità eccessiva

La volatilità del prezzo delle EUAs, che è influenzato anche da fattori politici, come le decisioni dell’UE sulle politiche climatiche, e da fattori esterni, come lo è stata la pandemia, le crisi energetiche e le tensioni geopolitiche. 

Questo scenario complesso rende difficile la pianificazione finanziaria e la gestione del rischio di mercato per i proprietari di navi, che devono acquistare o vendere le quote in base alle loro emissioni effettive e alle previsioni future. 

Il prezzo delle EUAs ha raggiunto il record di 87 euro a tonnellata a novembre 2023, e potrebbe salire ancora di più nei prossimi anni, a causa della riduzione del numero di quote disponibili e della maggiore domanda da parte dei settori inclusi nell’EU ETS. La conseguenza è l’aumento dei costi per gli operatori marittimi, che devono trovare il modo di coprirli o di trasferirli ai clienti, senza perdere competitività.

Il meccanismo dei MOHA

La complessità della struttura legale e organizzativa dei proprietari di navi, che implica la necessità di aprire più MOHA e di gestire le transazioni tra i diversi conti e registri nazionali. Sempre secondo il sito web della Commissione europea, gli operatori marittimi devono aprire un MOHA per ogni persona giuridica responsabile delle emissioni di una o più navi, e devono scegliere il registro nazionale dell’UE in cui aprire il conto, in base a criteri quali la bandiera della nave, il paese di residenza o di attività dell’operatore, o, ancora, il paese in cui si trova il verificatore

Inoltre, devono rispettare le regole e le procedure stabilite dal registro nazionale scelto; inutile dire che vi è difformità tra i vari Stati membri.

Diversi esperti del settore iniziano ad indicare come necessari l’uso di piattaforme digitali per il monitoraggio e la gestione delle emissioni e delle quote, il ricorso alla collaborazione tra gli operatori marittimi per condividere le migliori pratiche e le esperienze, e la ricerca di strategie di riduzione delle emissioni, come l’efficienza energetica e l’uso di carburanti alternativi.

Per citare un esempio pratico, Maersk  ha deciso di aprire un solo MOHA per tutta la sua flotta, scegliendo il registro danese, e di utilizzare una piattaforma digitale per il monitoraggio e la gestione delle emissioni e delle quote.

EU ETS, conseguenze in caso di violazione

Le conseguenze per i proprietari di navi che non rispettano il regolamento EU ETS sono severe. Secondo l’articolo 16 della direttiva 2003/87/CE, gli Stati membri devono stabilire e applicare sanzioni penali o amministrative per le violazioni delle norme, tra cui spiccano tre capisaldi, ossia:

  • Il mancato monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di CO2.
  • Il mancato trasferimento delle quote di emissione corrispondenti alle emissioni verificate.
  • La fornitura di informazioni false o ingannevoli.

Le sanzioni previste dalla direttiva sono di 100 euro per ogni tonnellata di CO2 emessa in eccesso rispetto alle quote trasferite. Inoltre, gli Stati membri possono adottare misure aggiuntive, come la sospensione o il ritiro delle licenze di navigazione, il fermo delle navi in violazione, la confisca delle quote di emissione o la richiesta di garanzie finanziarie.

Come prepararsi al cambiamento

L’inclusione del settore marittimo nell’EU ETS porterà senza dubbio gli armatori ad intraprendere un cambiamento, che potrebbe ragionevolmente passare attraverso una serie di azioni.

Fra di esse si possono citare, a titolo di esempio:

  • Informarsi sulle norme e le procedure applicabili, consultando le fonti ufficiali dell’UE e degli Stati membri, e partecipando a eventi informativi e formativi organizzati da enti competenti
  • Aprire i MOHA necessari presso i registri nazionali dell’UE, seguendo le istruzioni e i termini previsti, e assicurandosi di avere le credenziali e le autorizzazioni necessarie per accedere e operare sui conti
  • Monitorare e comunicare le emissioni delle navi soggette all’EU ETS, utilizzando i metodi e gli strumenti approvati dall’UE, e facendo verificare le emissioni da un verificatore accreditato
  • Acquistare e trasferire le quote di emissione necessarie per coprire le emissioni verificate entro il 30 aprile di ogni anno, tenendo conto della volatilità del prezzo delle quote e delle opportunità di mercato.
  • Mantenere un registro delle attività e delle transazioni relative alle emissioni e alle quote, e conservare i documenti e le prove necessarie per dimostrare la conformità al regolamento.
  • Cercare di ridurre le emissioni delle navi, adottando misure di efficienza energetica e di uso di carburanti alternativi, come l’idrogeno, l’ammoniaca o l’elettricità. Queste misure possono anche portare a un risparmio di costi e a una maggiore competitività nel lungo termine: alcuni noti colossi dello shipping, come Maersk e MSC, si sono già impegnati a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

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