Tesla, la tempesta perfetta colpisce la Supply Chain degli EV

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Tesla Model 3 - Credit: @Tesla.com
Due settimane di stop alla produzione e l’incubo della catena logistica che si spezza riemerge: occhio alle speculazioni

Il gioiello hi-tech per eccellenza, il colpo di genio (più noto, se non altro) del vulcanico imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense Elon Musk, Tesla Motors è sempre al centro delle attenzioni della finanza mondiale.

Lo è anche perché, come tutte le creazioni umane, è vulnerabile: ha fatto dunque ‘notizia’ che per due settimane la produzione nello stabilimento di assemblaggio californiano sia stata interrotta.

Dunque nemmeno Musk può nulla contro le bizze della Supply Chain? 

Tesla Semi – Credit: @Tesla.com
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Tempesta perfetta vs Tesla

Sospensione delle attività, operai a casa in cassa integrazione (o l’equivalente americano), Model 3 ferme sulla linea di montaggio. Uno scenario che nel Sud del nostro Paese è ordinario, in California no.

Non in casa Tesla Motors, poi. Le cause? Beh, ironicamente si potrebbe dire che, sciami di cavallette a parte, c’è un po’ di tutto: una pandemia mondiale in corso, una ridotta operatività dei porti statunitensi, lo scarseggiare dei container vuoti per le spedizioni a livello globale (pare siano tutti in Cina), un improvviso black out nell’approvvigionamento di superconduttori in tutti gli States e, dulcis in fundo, la tempesta glaciale più severa che abbia colpito il nord America negli ultimi decenni.

Dunque, forse Tesla non è da guardare tanto per l’interruzione, quanto per la sua prossima capacità di ripresa.

Tesla Model Y – Credit: @Tesla.com
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Ostacolo temporaneo o tegola in vista dei target?

Il fatto è che, mentre il nuovo ‘capo’ Zach Kirkhorn si è affrettato a dire che Tesla sta ‘gestendo’ gli intoppi nella catena di fornitura, tutti guardano al 2030.

Tesla ha infatti fissato tra 9 anni la deadline per raggiungere i 20 milioni di veicoli elettrici venduti, un target che richiede di non sgarrare con le consegne programmate, pena un effetto domino difficile da recuperare.

Due settimane di chiusura potrebbero inficiare il raggiungimento del goal per il 2021, che non deve essere inferiore agli 840mila veicoli e che era atteso poter sfiorare il milione di unità.

Tesla Model S – Credit: @Tesla.com
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Tesla ha problemi di Supply Chain o di domanda?

O di nessuna di queste due nature? Il settore finanziario statunitense è sempre pronto a sbranare o, al contrario, osannare, i protagonisti del momento: Elon Musk e le sue creature sono senz’altro denotate da un certo grado di partigianeria contrapposta a forte ostilità tra chi le osserva.

Alla ‘tempesta perfetta’ hanno fatto seguito le affermazioni del fondatore di GLJ Research, Gordon Johnson, che ha messo sotto analisi i risultati aziendali del quarto trimestre 2020.

La sua tesi è che tesla non abbia problemi di Supply Chain, se non per cause di forza maggiore momentanee; il suo problema sarebbe di domanda.

Johnson sostiene che l’inventario di Tesla per il Q4 2020 dimostri come vi sia dell’invenduto e, questo, sarebbe un cattivo presupposto per la validità finanziaria dei progetti di espansione in Germania e in Texas.

Sempre secondo questa analisi, Tesla dovrebbe ricorrere massicciamente al taglio del prezzo dei suoi modelli automobilistici, cosa per altro già avvenuta su diversi mercati.

Tesla Model 3 – Credit: @Tesla.com
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Una questione di ottica: qual’è l’obiettivo?

Detrattori a parte, chi crede nel progetto Tesla Motors non da molto rilievo né ai problemi di Supply Chain attuali – dettati da contingenze e che senz’altro sarà interessante capire come la Casa recupererà – né a quelli legati alla domanda.

Un’opinione con la quale mi trovo d’accordo è che ciò che genera la domanda per i prodotti Tesla è la sua stessa innovatività.

Quella di Tesla, se letta con il codice classico dell’industria automobilistica è, probabilmente, una scommessa folle: il punto sta proprio lì. La visione di Musk ha forza esattamente per quello, perché rivoluziona dei paradigmi, perché le sue auto vivono già avanti di trent’anni rispetto al resto del mercato.

Perderà sicuramente delle battaglie, ma è fortemente candidata a vincere una partita che si gioca su tempi assai lunghi: non si tratta di vendere un certo numero di auto, si tratta di creare una nuova mobilità in grado di essere sostenibile e di connettere le persone. 

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