Transizione digitale e pianificazione della catena di fornitura: 3 idee errate

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Affrontare l’argomento degli investimenti in Tecnologia Digitale apre un capitolo annoso, tanto più nel settore logistico.

Gli attuali manager che si occupano della pianificazione della catena di fornitura sono infatti chiamati a fronteggiare un dilemma complesso: da un lato, devono far crescere le proprie imprese, garantire la resilienza della catena di fornitura e affrontare le sfide ambientali, sociali e di governance (in una parola, anzi, sigla: inseguire l’ESG); dall’altro, devono fare i conti con l’accelerata  (e necessaria) proliferazione delle normative che disciplinano la due diligence nella catena di fornitura.

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Molti paesi nel mondo stanno infatti adottando nuove leggi e direttive che impongono alle aziende di valutare le pratiche ambientali e il rispetto dei diritti umani da parte dei loro fornitori. Queste normative si basano principalmente sulle “Linee Guida per la Due Diligence nell’ambito dell’Impresa Responsabile” dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE), pubblicate nel 2018.

L’importanza di affrontare questi problemi risulta accentuata in una ricerca condotta da Gartner, che rivela come oltre il 50% dei leader nella pianificazione della catena di fornitura preveda di investire – o stia già pianificando di farlo – in una combinazione di nuove tecnologie per la supply chain nei prossimi due anni.

Tuttavia, salta all’occhio il fatto che gran parte di questi investimenti nel digitale non sta raggiungendo il pieno potenziale. Secondo la ricerca, il 44% dei pianificatori coinvolti riferisce che le iniziative di trasformazione della catena di fornitura attuate negli ultimi tre anni hanno raggiunto soltanto il 50% o meno dei benefici mirati.

Quali sono le ragioni?

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Le barriere all’adozione

Quando ci chiediamo cosa stia ostacolando gli sforzi di compiere una transizione digitale, le risposte emergono dalle interviste condotte con chi si occupa di pianificazione nella Supply Chain; in esse, infatti, si evidenziano alcune questioni cruciali. 

In primo piano risalta la mancanza di adozione da parte dei loro stessi team. Nel tentativo di affrontare questa sfida, emergono quindi tre idee sbagliate sulle cause dei problemi e sulle strategie per migliorare i risultati.

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La percezione di ‘affidabilità’

Molti leader ritengono erroneamente che la reticenza dei loro team ad adottare nuovi strumenti sia principalmente legata a questioni tecniche. In realtà, la questione principale riguarda la percezione di affidabilità ed efficacia degli strumenti. 

Anche se uno strumento è tecnicamente perfetto, i pianificatori non lo useranno se non sono convinti che funzionerà senza problemi. Questo può essere dovuto a vari fattori, tra cui la mancanza di chiarezza sulle fonti dei dati o discrepanze tra i risultati prodotti dal nuovo strumento e quelli dei vecchi strumenti, come i fogli di calcolo. 

La fiducia nell’affidabilità è essenziale e coinvolgere i pianificatori nella selezione e personalizzazione dello strumento può aiutare a dissipare i dubbi. Comparare in anticipo l’output del nuovo strumento con quello del sistema in uso può anche ridurre le incertezze.

 

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Complessità disincentivante e necessità di feedback

Un altro errore comune tra i leader della pianificazione è la priorità data alla facilità d’uso e alla semplicità nell’introdurre nuovi strumenti. Tuttavia, la nostra ricerca dimostra che i pianificatori non sono scoraggiati dall’uso di tool complessi. 

La vera sfida risiede nella transizione dei flussi di lavoro in linea con il nuovo strumento: è dimostrato, infattti, che quando si verificano ostacoli che non possono essere superati rapidamente, i pianificatori tendono a tornare ai vecchi strumenti, un po’ come con una ‘coperta di Linus’. 

Per migliorare l’adozione, i leader devono creare un meccanismo per raccogliere feedback in una fase iniziale durante l’introduzione del nuovo strumento, in modo che i problemi possano essere affrontati tempestivamente. Inoltre, è essenziale estendere le attività di gestione del cambiamento anche ai collaboratori al di fuori dell’unità di pianificazione, in modo che supportino l’uso del nuovo strumento invece di lavorare intorno ad esso o continuare a utilizzare il vecchio.

 

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Metriche aziendali: misurano l’adozione?

Utilizzare le metriche tradizionali per misurare l’adozione può rivelarsi fuorviante, poiché spesso non tengono conto del lavoro svolto al di fuori dello strumento o sono influenzate da fattori estranei alla tecnologia, come l’efficienza dei processi o la struttura organizzativa. 

Pertanto, è consigliabile utilizzare diversi tipi di metriche per misurare in modo più completo i tassi di adozione, includendo la tracciatura dell’esperienza dell’utente, l’automazione e le metriche di efficienza. Inoltre, i leader devono adottare un quadro di governance per garantire che queste metriche siano costantemente aggiornate, chiaramente collegate agli indicatori chiave di prestazione e che vengano intraprese azioni in base a tali metriche.

Per ottenere un valore maggiore dagli investimenti in tecnologia digitale, i leader della pianificazione devono cambiare la loro prospettiva, ponendo l’accento sulle esigenze dei loro team e rimuovendo gli ostacoli all’adozione. Identificare i punti critici e risolverli in modo che i pianificatori non vedano i nuovi strumenti come una minaccia per le loro performance lavorative porterà a una maggiore adozione.

Fonte: scmr.com

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