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UK, camionisti formati in emergenza: “Non riconosciuti nella UE”

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La penuria di autisti spinge la Gran Bretagna a rilasciare patenti agevolate che non saranno valide sul territorio comunitario

Che con la Brexit Londra non avesse fatto proprio tutti i calcoli in modo preciso, si era intuito già dalla prima frettolosa stesura in extremis degli accordi sull’anno di transizione. Adesso che è a tutti gli affetti operativa, altri nodi vengono al pettine: uno, non da poco, è quello dei camionisti.

Lavoro duro, anche se ben retribuito, non attira i giovani britannici più di quanto non attiri i rampolli di casa nostra, con il risultato che a guidare i camion troviamo una grande fetta di autisti stranieri.

Cittadini comunitari, per noi, da qualche mese del tutto stranieri, per gli inglesi.

Londra cerca di correre ai ripari varando un piano di emergenza, ma ancora una volta generando confusione sul piano internazionale.

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25% di camionisti in meno in due anni

All’ombra del Big Ben dal 2019 ad oggi si sono persi 72mila autisti professionisti di mezzi pesanti, il 25% del totale pre-pandemia e pre entrata in vigore della Brexit.

Le ripercussioni sono notevoli se, come afferma una ricerca a firma YouGov, i cittadini di Sua Maestà che hanno lamentato ritardi o impossibilità a reperire merci sul suolo britannico nel mese di Gennaio 2022 sono stati addirittura il 56%.  

Una situazione che si somma alle lungaggini burocratiche di frontiera e che strangola l’economia UK.

 

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Un piano di emergenza

Londra ha così deciso di correre ai ripari lanciando un ‘piano di emergenza’ per immettere nuovi camionisti sul proprio mercato interno dei trasporti merci, sfoltitosi a causa dell’impossibilità per molti lavoratori stranieri, a volte non comunitari perché provenienti da nazioni dell’ex confederazione russa, di continuare a lavorare in Gran Bretagna.

Si tratta di un percorso di formazione ‘speedy’, offerto gratuitamente a chi ne faccia richiesta in quanto finanziato dal governo con 10 milioni di sterline e della durata massima di 12 settimane. Parallelamente verranno concesso dei visti temporanei per quei camionisti che devono attraversare il paese per operazioni di import-export.

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Il disallineamento con la UE

Se la misura potrà, forse, incentivare un po’ di inglesi ad intraprendere la professione di camionisti, in sede europea è stata sollevata la questione della validità di queste patenti ‘espresse’ al di fuori del Regno Unito.

La risposta della UE è stata chiara: chiunque non dimostri di aver conseguito le licenze da camionista professionista secondo la normativa europea, seguendo cioè un corso ordinario da 280 ore o accelerato da 140 ore, non potrà lavorare all’interno della Comunità Europea.

In parole povere, le nuove licenze di guida britanniche per i conducenti di mezzi pesanti non avranno validità al di fuori dello stesso United Kingdom, costringendo i camionisti formatisi così a conseguire un secondo corso nella UE per poter effettuare tratte internazionali.

Come sta accadendo spesso da quando esiste la Brexit, il rattoppo non sembra all’altezza della situazione ed è forse figlio di una politica interna volta al consenso elettorale più che ad una duratura soluzione del problema. 

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