L’America cambia passo: meno Cina e più India per le produzioni statunitensi

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L’India emerge come il principale beneficiario della tendenza al reshoring, secondo uno studio del Boston Consulting Group

L’industria manifatturiera americana sta vivendo una profonda trasformazione: la crescita dell’incertezza geopolitica e gli alti dazi statunitensi stanno spingendo le aziende a riconsiderare le loro strategie di produzione, con un’attenzione sempre maggiore al tema dell’uscita dalla Cina. 

Secondo uno studio condotto dal Boston Consulting Group (BCG), l’India si sta delineando come il principale vincitore in questa corsa, con un aumento delle esportazioni verso gli Stati Uniti di ben 23 miliardi di dollari, pari a un aumento del 44% nel periodo 2018-2022.

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Perché le aziende stanno abbandonando la Cina

Un susseguirsi di eventi, tra cui la pandemia globale, i disastri naturali, le guerre commerciali e i ritardi nella catena di approvvigionamento, ha spinto numerose aziende a rivalutare le loro strategie di produzione e distribuzione. 

Nel corso degli ultimi cinque anni, più del 90% dei produttori nordamericani intervistati dal BCG ha spostato parte della loro produzione dalla Cina. Inoltre, in egual numero hanno dichiarato di avere intenzione di seguire la stessa strada nei prossimi cinque anni.

 

India, Messico e Asia Sudorientale destinazioni di eccellenza

Lo studio del BCG mette in evidenza l’India, insieme al Messico e all’Asia Sudorientale, come destinazioni chiave per la produzione futura. 

Queste regioni condividono strutture di costo competitive, ampie risorse di manodopera e un crescente sviluppo in vari settori industriali. 

Ciò che distingue l’India è il suo vasto mercato interno e gli incentivi governativi favorevoli, compensati, in parte, dal fatto che il paese è ancora limitato da sfide infrastrutturali e politiche logistiche che richiedono un miglioramento significativo per rimanere competitivo rispetto agli esportatori asiatici.

 

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L’India: un mercato con grandi potenzialità 

Sebbene l’India stia emergendo come una destinazione di produzione attraente, ci sono sfide da superare. Le infrastrutture logistiche dell’India, ad esempio, rappresentano ancora circa il 14% – 18% del suo PIL, mentre per essere competitiva con gli altri esportatori asiatici dovrebbe ridurre questa percentuale al 10% o meno del PIL. 

Il governo indiano ha stanziato ingenti risorse per modernizzare autostrade, linee ferroviarie e porti, ma deve ancora colmare il divario con paesi come Giappone, Corea del Sud e Cina continentale in termini di capacità e operazioni portuali.

 

Uno sguardo sul futuro per l’India

Secondo il consulente Brittain Ladd, l’obiettivo dell’India non dovrebbe essere quello di replicare la Cina, ma piuttosto di diventare leader nella progettazione e accelerazione della produzione digitalmente connessa, magazzinaggio, logistica e servizi di trasporto di terze parti.

Allo stato attuale dell’arte, lo studio rivela che gli spostamenti di molte produzioni non hanno sempre raggiunto pienamente i loro obiettivi, tra cui il risparmio sui costi, un migliore accesso alla manodopera e tempi più rapidi per il mercato. 

Solo il 55% circa delle aziende intervistate ha dichiarato di aver raggiunto pienamente questi obiettivi.

Secondo Jonathon Van Wyck, direttore generale e partner presso BCG, un’adeguata strategia di produzione può ridurre i costi di produzione e della catena di approvvigionamento del 20% al 50%, migliorando al contempo la resilienza e la sostenibilità.

In definitiva, nonostante gli ostacoli e le sfide, le aziende statunitensi stanno chiaramente riorientando la loro produzione lontano dalla Cina, con l’India in testa alla lista delle destinazioni più promettenti. Resta da vedere come questa tendenza continuerà a influenzare il panorama globale della produzione nei prossimi anni.

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