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‘Allungare’ la catena del freddo potrebbe dimezzare lo spreco alimentare

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La catena del freddo, nota nell’espressione inglese “Cold Chain” nel gergo di settore, è per definizione un sistema logistico che utilizza una serie di processi di refrigerazione per mantenere i prodotti deperibili a temperature ottimali durante tutte le fasi della loro movimentazione, dal produttore al consumatore finale. 

La Cold Chain è essenziale per preservare la qualità e la sicurezza degli alimenti, dei farmaci e di altri prodotti sensibili alla temperatura.

Secondo una recente ricerca condotta dall’Università del Michigan, proprio dalla catena del freddo potrebbe giungere una soluzione decisiva per contrastare gli sprechi alimentari, che rappresentano una delle piaghe insolute della nostra epoca.

La piaga dello spreco alimentare

Lo spreco alimentare è un problema globale di proporzioni devastanti: ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate a livello mondiale, più o meno un terzo del cibo prodotto. 

Al di là delle considerazioni di buon senso, si tratta di un dato particolarmente allarmante se si considera che qualcosa come 800 milioni di persone soffrono la fame ogni anno. Ciò che, di primo acchito, non si immagina è che la perdita di cibo non soltanto rappresenta uno spreco di risorse preziose, ma contribuisce anche significativamente alle emissioni di gas serra, aggravando il cambiamento climatico.

Le statistiche sullo spreco alimentare

Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), il cibo sprecato ogni anno potrebbe nutrire miliardi di persone. 

Le perdite alimentari si verificano in tutte le fasi della catena di approvvigionamento, dalla produzione agricola alla trasformazione, distribuzione e consumo. Questo è a maggior ragione vero nelle regioni in via di sviluppo, poiché pagano un forte gap a livello di infrastrutture inadeguate per la conservazione e il trasporto degli alimenti, il che contribuisce a rendere le perdite ancor più significative.

Lo studio dell’Università del Michigan

Un recente studio condotto dall’Università del Michigan, in collaborazione con la U.S. National Science Foundation e Carrier Global Corporation, ha rivelato che l’implementazione di catene di fornitura alimentare completamente refrigerate potrebbe prevenire quasi la metà degli sprechi alimentari globali

Il paper, pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, ha utilizzato uno strumento di stima delle perdite alimentari per valutare l’impatto che avrebbe un miglior accesso alla catena del freddo su sette tipi di alimenti in sette diverse regioni del pianeta.

L’impatto di una catena di distribuzione alimentare 100% refrigerata

Nel corso del loro lavoro, i ricercatori hanno scoperto che ottimizzare le catene di fornitura alimentare con refrigerazione di alta qualità potrebbe ridurre le emissioni di gas serra associate allo spreco alimentare del 41%

Modellando le perdite alimentari in ogni fase della catena di fornitura, hanno evidenziato dove la catena del freddo potrebbe essere ottimizzata per ridurre le perdite alimentari e le emissioni; in particolare, le regioni come l’Africa subsahariana e il Sud e Sud-est asiatico sono state identificate come detentrici di un potenziale significativo per ridurre sia le perdite alimentari che le emissioni correlate attraverso un miglioramento della catena del freddo.

Impatto ambientale dell’attuale Supply Chain alimentare

L’attuale Supply Chain alimentare contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra. 

La ricerca ha rivelato che la carne rappresenta più del 50% delle emissioni di gas serra legate alle perdite alimentari, nonostante rappresenti meno del 10% delle perdite alimentari globali in peso. 

La refrigerazione ottimizzata della carne da sola potrebbe eliminare più del 43% delle emissioni associate allo spreco di carne.

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