Calano i volumi della GDO: i riflessi sulla logistica

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Continua la flessione delle vendite nella Grande Distribuzione Organizzata coinvolgendo produttori, rivenditori e operatori di logistica

Lo scenario in cui la Grande Distribuzione Organizzata, dai supermercati tradizionali ai discount, si va muovendo in questi primi mesi del 2023, risente sia degli alti e perduranti tassi d’inflazione, sia del diminuito potere d’acquisto delle famiglie.

Ad essi si aggiunge, poi, il generale stato di incertezza economico che tocca le aziende e si riflette sugli investimenti, limitati anche dall’aumento dei costi delle materie prime e degli imballaggi.

Una situazione che, nel suo complesso, è stata fino ad oggi mascherata dal risultato in termini di fatturato conseguito nel 2022 che con 124 miliardi di euro ha registrato un incremento del 6,6% rispetto all’anno precedente.

Un aumento ottenuto però a fronte di una inflazione media 2022 dell’8,7%, che nel secondo semestre ha raggiunto il 12,5% e, di fatto, ha comportato una riduzione dei volumi di vendita la cui dinamica è stata più evidente negli ultimi mesi dell’anno.

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Si compra meno

La riduzione degli acquisti, come rilevato da Nielsenlq, società specializzata che rende pubblici settimanalmente gli andamenti delle vendite del largo consumo, ha iniziato a manifestarsi dal mese di ottobre 2022 per divenire più consistente nel primo trimestre di quest’anno.

Gennaio, infatti, ha registrato un calo dei volumi del 6% che nell’arco del primo trimestre si stima si sia attestato sul 5% circa.

La depressione delle vendite ha toccato un po’ tutti i canali della GDO. 

In particolare, i formati tradizionali quali supermercati, ipermercati e piccoli negozi di libero servizio stanno subendo una contrazione dei volumi del 3,2%, secondo un’analisi condotta da Circana, azienda leader nella consulenza per la gestione ed interpretazione del comportamento del consumatore.

Molto piĂą significativa la riduzione in volume manifestata dal canale dei discount che avrebbe subito un crollo del 6,3%, dopo i risultati fortemente positivi degli anni precedenti.

La motivazione di quella che può definirsi una vera e propria recessione a volume, secondo Circana, potrebbe risiedere nella dinamica delle forniture dei discount da parte di industrie che, sacrificando al massimo il proprio margine, sono costrette a scaricare subito sui retailer l’inflazione subita. 

In tal modo i prezzi dei discount sono spesso aumentati in maniera piĂą rapida di quelli di altre insegne sino ad annullare o, comunque, fortemente diminuire il loro livello di competitivitĂ .

La depressione dei volumi dei discount è un elemento da monitorare in quanto è un indice di una maggiore povertà dello scontrino medio e potrebbe preludere all’abbandono da parte del consumatore.

Il primo trimestre 2023 segna anche una contrazione delle vendite on line che nel 2021 erano aumentate del 25,9% sotto la spinta dei lockdown dettati dall’emergenza sanitaria e nel 2022 avevano mantenuto un margine di vantaggio molto più risicato di circa il 3%.

Nei primi mesi dell’anno l’e-commerce segna un deciso ridimensionamento con una caduta del 10% che però attende una più puntuale conferma nei prossimi mesi.

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I problemi dell’industria

La Grande distribuzione Organizzata, comunque, pur manifestando preoccupazione per la contrazione dei volumi, continua a evidenziare una positiva crescita dei fatturati.

Più complessa la posizione delle industrie che devono rifornire i canali di vendita subendo l’aumento dei costi sia delle materie prime che quelli operativi e logistici.

Inoltre, devono fare i conti con le opposizioni negoziali della GDO e, in tal modo, vedono ridotti i propri margini d’azione.

Un quadro che penalizza soprattutto le piccole aziende del largo consumo che, senza poter scaricare a valle i sovra costi sostenuti, non sono in grado di garantire prezzi competitivi e rispetto delle consegne.

Secondo stme della societĂ  di consulenza Prometeia, riportate dal quotidiano Repubblica soltanto la metĂ  delle aziende del largo consumo sarebbe in grado di assorbire il 50% degli aumenti dei costi operativi senza portare in negativo la marginalitĂ .

Tra queste vi sono soprattutto le PMI del food dove le materie prime incidono in media per il 63% del fatturato.

Fonte: gdonews.it

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