Il rischio di un’escalation energetica e le ricadute sulla logistica europea

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Il nuovo conflitto in Medio Oriente apre scenari con molti interrogativi: quale impatto avranno sulla logistica europea l’aumento dei costi e la volatilità dei prezzi dei combustibili? Il primo e più immediato impatto è il rallentamento delle consegne di merci. L’aumento dei costi di trasporto può, infatti, portare a tempi di consegna più lunghi e quindi a maggiori costi di stoccaggio […]

Il 7 ottobre 2023, l’attacco di Hamas ad Israele ha scosso l’intera regione del Medio Oriente, se non il mondo, portando con sé una serie di interrogativi che si estendono ben oltre i confini di quella zona. 

In particolare, la guerra in corso ha innescato un potenziale aumento dei prezzi del petrolio e del gas, e l’Europa, che dipende in gran parte da tali risorse, è chiamata a rispondere alle possibili ricadute negative, anche sulla sua logistica.

Il conflitto ha infatti portato alla chiusura dei porti di Haifa e Ashdod, che sono tra i più importanti hub logistici del Mediterraneo, con conseguenti ritardi nelle consegne di merci e un aumento dei costi di trasporto, che, verosimilmente, si rifletteranno sui prezzi dei prodotti e dei servizi per i consumatori.

In tempo quasi reale il prezzo del petrolio del Brent si è pericolosamente avvicinato alla soglia dei 90 dollari a barile e già molti analisti prevedono un rapido superamento dei 100 dollari in funzione di un possibile allargamento del conflitto.

Anche le quotazioni del gas sono tornate sotto pressione guadagnando un 15% e lambendo quota 44 euro al MWh, ridando corpo ai rischi di un inverno rigido e carente delle necessarie risorse energetiche.

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I rischi per la logistica europea

Il primo e più immediato impatto è il rallentamento delle consegne di merci. L’aumento dei costi di trasporto può, infatti, portare a tempi di consegna più lunghi e quindi a maggiori costi di stoccaggio.

Inoltre, l’aumento dei costi di trasporto può incidere sui costi di produzione ponendo le imprese di fronte a una scelta difficile: ridurre i volumi di produzione per mantenere i profitti o aumentare i prezzi dei prodotti, trasferendo così i costi aggiuntivi ai consumatori.

Un ulteriore effetto di cui tenere conto è il pericolo noto come ‘disruption’ delle catene di approvvigionamento con ritardi nelle consegne e maggiore volatilità dei prezzi delle merci. Questo potrebbe rendere più difficile per le imprese pianificare le attività e potrebbe portare a perdite di fatturato.

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Le ricadute sull’autotrasporto

L’autotrasporto è un settore che dipende fortemente dal petrolio, che rappresenta circa il 70% dei costi di esercizio di un veicolo. Il solo diesel rappresenta circa il 90% del carburante utilizzato dagli autocarri. 

L’aumento dei prezzi dei carburanti ha quindi un impatto significativo sui costi di trasporto, che si ripercuotono sui prezzi dei prodotti trasportati.

Secondo uno studio dell’Associazione europea dei costruttori di auto (ACEA), un aumento del prezzo del diesel del 10% si traduce in un aumento dei costi di trasporto dell’autotrasporto del 2%. Questo significa che un aumento dei prezzi del diesel del 50%, come quello registrato in seguito all’attacco di Hamas ad Israele, potrebbe portare a un aumento dei costi di trasporto dell’autotrasporto del 10%.

I settori maggiormente a rischio sono l’alimentare, peraltro già in aumento a causa dell’inflazione, e l’industria manifatturiera.

L’aumento dei costi di trasporto potrebbe rendere le imprese di autotrasporto meno competitive, con conseguente aumento dei prezzi delle merci e riduzione dei volumi di trasporto, oltre ad avere una ricaduta negativa anche sull’occupazione.

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Le ricadute sui trasporti marittimi

Anche i trasporti marittimi sono particolarmente dipendenti dal petrolio, che rappresenta circa il 95% del carburante utilizzato dalle navi mercantili

Secondo un’analisi della società di consulenza Drewry, l’aumento del prezzo del petrolio del 20% nel 2023 ha portato a un aumento dei costi di trasporto marittimo del 10%. Questo aumento si è tradotto in un calo dei profitti delle compagnie marittime, che si sono ridotti del 5% nel primo trimestre del 2023.

L’incremento dei costi del trasporto marittimo potrebbe avere un impatto negativo sulla logistica europea in diversi modi, dall’aumento dei prezzi delle merci trasportate alle possibili interruzioni delle catene di approvvigionamento con ritardi nelle consegne e incertezza sui prezzi.Leggi anche:

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Il rischio di un’escalation energetica

L’escalation del conflitto tra Hamas ed Israele potrebbe portare a un ulteriore aumento dei prezzi dei carburanti e ad una chiusura prolungata dei porti israeliani, con conseguenze ancora più gravi per la logistica e i trasporti.

Inoltre, un’escalation potrebbe determinare un coinvolgimento dell’Iran, che è un importante fornitore di petrolio e gas per l’Europa, provocando una nuova pericolosa impennata dei prezzi dei carburanti, soprattutto se si arrivasse ad un blocco delle sue esportazioni.

Negli ipotetici scenari che in queste ore si vanno delineando, è da considerare il rischio di un allargamento del conflitto agli Emirati Arabi Uniti o ad altri paesi dell’area quale l’Algeria, che hanno un non trascurabile peso nelle forniture di prodotti energetici all’Europa. L’Algeria, a titolo d’esempio, fornisce il 35% del fabbisogno di gas del nostro paese.

E’ pur vero, però, che nazioni come gli Emirati Arabi, che hanno recentemente aumentato le proprie esportazioni di petrolio verso l’Europa, potrebbero recitare un ruolo positivo di mediatori tra Hamas e Israele per cercare di risolvere il conflitto.

Si configura, pertanto, una situazione molto complessa dove potrebbero entrare in gioco ulteriori player quali gli Stati Uniti, storico alleato di Israele a cui potrebbe fornire sostegno militare e logistico, aumentando il rischio di un’escalation.

Senza dimenticare la Russia, la cui posizione è da decifrare anche alla luce dei suoi impegni in Ucraina, e la stessa Cina. Quest’ultima è un importante partner commerciale di Israele e potrebbe essere interessata a mediare tra le due parti. Tuttavia, è anche un importante alleato dell’Iran e potrebbe essere riluttante a prendere una posizione dura contro Hamas.

In questo contesto la cooperazione tra i paesi europei appare fondamentale per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, ridurre la dipendenza da un singolo fornitore, promuovere gli investimenti in energie rinnovabili ed efficienza energetica.

 

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