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Navi cargo, flotta mondiale in crescita malgrado la volatilità

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Foto di Gerhard Bruns da Pixabay

Negli ultimi anni è stata più volte sottolineata la crescita della flotta mondiale di navi cargo, in particolare modo delle portacontainer, che è stata significativa, tanto da portare nel 2023 ad un surplus dello spazio in stiva poi riassorbito dalle continue vicissitudini che ridisegnano le rotte. 

Questa tendenza alla crescita si conferma ancora, nonostante le sfide di mercato e la volatilità della domanda. Particolarmente interessanti sono i fattori esterni che influenzano la volatilità del settore Shipping, in relazione all’andamento della flotta cargo globale e ai quantitativi di ordini nei cantieri navali da parte delle grandi compagnie.

Flotta mondiale, sempre segno ‘+’

Nel triennio dal 2020 al 2023 la flotta di navi portacontainer ha attraversato diverse fasi di crescita, aderenti a quella che è stata la storia recente del settore Shipping e, potremmo dire, della geopolitica mondiale. 

Dopo una contrazione iniziale dovuta alla pandemia di Covid-19, che assieme ai porti fermò anche i cantieri navali, il settore ha poi vissuto una rapida espansione nel 2021, il primo anno nel quale le operazioni commerciali e costruttive ripresero a pieno regime. In quell’anno non soltanto si ebbe una ripresa forte della domanda dio spazio in stiva non solo legata alle congestioni portuali, ma si registrò contemporaneamente la consegna degli ordini di nuove unità navali rimasti indietro causa Covid e di quelli regolarmente calendarizzati per quell’anno.

Negli anni successivi la crescita è stata più moderata, sebbene molte compagnie armatrici abbiano ordinato nuove portacontainer per mettersi al riparo dal rischio di futuri nuovi ‘colli di bottiglia’: uno dei grandi problemi della pandemia, prima, e dell’aggiramento del Mar Rosso, adesso, è che un gran numero di navi rimangono indisponibili per un tempo prolungato, richiedendo continui rincalzi per evadere le merci da imbarcare. 

C’è chi legge nella dimostrata capacità di adattarsi alle nuove condizioni di mercato e di rispondere alla crescente domanda di trasporto containerizzato da parte delle compagnie di Shipping una prova della resilienza del settore.

Gli ordini nei cantieri navali

Gli avvenimenti degli ultimi tre-quattro anni hanno portato ad un’espansione della flotta che è stata sostenuta da un aumento significativo degli ordini nei cantieri navali. I paesi leader della cantieristica globale, che hanno ricevuto la maggior parte di questi ordini, sono la Cina, la Corea del Sud e il Giappone: da soli, detengono il 94% dei nuovi ordini di portacontainer. 

A partire dal 2022, questi stessi Paesi hanno potenziato, coerentemente con la domanda, la propria forza cantieristica: la Cina ha aumentato la sua capacità nelle costruzioni navali del 15,5%, la Corea ha registrato un incremento dell’8,3%, mentre, al contrario, il Giappone ha visto un calo del 16,4%. 

Dati che riflettono il legame strategico del settore delle costruzioni navali nel sostenere la crescita del commercio globale e dei flussi di container: l’incrocio tra i volumi di scambi commerciali e il numero di navi costruite lo rivela. Nel 2023 il tonnellaggio della flotta globale è cresciuto più moderatamente, dell’1,7%, rallentato dai più stringenti parametri imposti dalle normative ambientali nella progettazione delle navi.

I fattori esterni che influenzano la volatilità

Il rapporto prima evidenziato mette dunque in relazione i fattori che influenzano la domanda e il mercato della spedizione containerizzata con gli ordini nei cantieri navali. 

Ne risulta che la volatilità nel settore è influenzata da diversi fattori esterni, che negli ultimi anni si sono palesati eccezionalmente anche in contemporanea.

Mai come negli ultimi 4 anni il settore del trasporto containerizzato via mare ha sperimentato tante variabili una in fila dietro all’altra, a partire da quel 2019 nel quale si è sperimentato il capitolo delle pandemie e delle crisi sanitarie globali, scoprendo come possano interrompere le catene di approvvigionamento e ridurre al minimo l’attività economica, causando fluttuazioni estreme nella domanda di trasporto merci via mare.

In condizioni ‘normali’, in primis tra i fattori esterni che curvano la traiettoria del commercio si parlerebbe di eventi economici, ossia delle variazioni nei tassi di interesse, dei dati sull’occupazione e degli andamenti del PIL. Non che ciò ora non conti, anzi, l’inflazione ci attanaglia da un lungo ciclo, ma ben più dirompenti sono state le decisioni politiche. 

Le politiche commerciali, come tariffe e sanzioni, possono alterare i flussi commerciali globali, influenzando la domanda di navi cargo, cosa sperimentata dal settore petrolifero con l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni imposte dall’Occidente, ma possono andare ben oltre nel momento in cui comportano uno scontro che elegge a teatro proprio una fetta di mondo usato per farvi passare le rotte commerciali – leggi: il Mar Rosso.

Il mercato, di per sé, si accontenterebbe di farsi un po’ scombussolare dalle innovazioni tecnologiche, perché l’adozione di nuove tecnologie può migliorare l’efficienza delle navi, ma costano in termini di investimenti e hanno ricadute sulla capacità di costruzione navale.

Non possono poi mancare le fluttuazioni nei prezzi del carburante e le condizioni meteorologiche, che non lasciano indifferenti i costi operativi e la capacità di trasporto e che – riscaldamento globale o no che sia la causa – negli ultimi anni hanno registrato delle decise impennate.

Anche in conseguenza dei costi dei carburanti e della situazione climatica, le nuove normative ambientali richiedono navi più efficienti e a basse emissioni, che costano di più e che non tutti i cantieri sono immediatamente in grado di produrre.

Ciò malgrado, se si osserva il trend sul lungo termine, la flotta portacontainer globale mantiene un andamento al rialzo, coerente con una continua crescita della domanda di passaggi. Dunque, allo Shipping ed ai cantieri navali, tutto questo capovolgersi del mondo non dispiace poi così tanto, anzi, potrebbe persino aprire nuove prospettive.

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