Scorte a magazzino, i big hanno sbagliato inventario

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Da Walmart ad Amazon, quasi tutti i big della distribuzione e dell’eCommerce sono caduti nella trappola della domanda impazzita

Si può dare la colpa alla guerra o alla pandemia, se preferite; fatto sta che si parlava di ‘effetto Bullwhip’ già a fine 2021 e la Supply Chain era stata messa in guardia dalla tendenza miope ad accumulare scorte in modo compulsivo sull’onda dei picchi di domanda.

Comportandosi allo stesso modo ogni anello della catena, reagendo cioè cercando di accumulare un margine sempre maggiore di merci ad inventario per non rimanere senza il prodotto di grido, l’effetto è quello di una gigantesca ‘ola’.

Adesso, con una recessione alle porte, il mondo dell’approvvigionamento tira il freno a mano, rischiando di deragliare dalla sua folle corsa e aprendo a dubbi legittimi sulla gestione della domanda e dell’inventario.

 

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Eccesso di inventario: giù la produzione

I grandi distributori come Walmart, Amazon, Home Depot e Best Buy – ma l’elenco potrebbe essere più lungo – hanno i magazzini pieni. Questo è dovuto alla corsa agli approvvigionamenti dei mesi scorsi, sospinti un po’ dalla domanda impazzita da parte dei consumatori inebriati dall’aver riassaggiato della libertà post-Covid e un po’ della paura dei distributori di rimanere a secco sul più bello per via di altri eventi ‘cigno nero’, che in gergo economico sta per ‘imprevedibili’.

Adesso, però, la domanda è davvero calata, vuoi perché effimera, vuoi perché i venti inflazionistici consigliano di mettersi nei panni della formica e non della cicala.

Il risultato è che i magazzini restano pieni di beni che non si vendono, siano essi prodotti hi-tech o barbecue da giardino.

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Troppe scorte, ecco i tagli

L’indigestione di scorte dei mesi scorsi porta a conseguenze inaudite. Amazon ha detto ai propri investitori, lo scorso aprile, di dover ridimensionare i propri spazi a magazzino, affermazione cui è seguita la notizia, data da Bloomberg, che la società di Bezos sta cercando di dismettere o riaffittare a terzi almeno 9 milioni di metri quadrati di magazzino.

Un bel colpo all’idea che la crescita di certi colossi sia ‘senza fine’, cui arriva una ulteriore spallata dalla scoperta che, mentre il valore delle scorte di Amazon è cresciuto del 47% nel primo trimestre 2022, le vendite sono aumentate solo dell’8%.

Nella stessa dinamica sono caduti altri brand, come Wialmart, che ha aumentato le scorte del 32% rispetto al 2021, a fronte di un misero +4% delle vendite. La musica è la stessa per quasi tutti, soprattutto nel Nord America e negli Stati Uniti nello specifico.

 

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Il crollo delle azioni 

Agli investitori questa gestione delle scorte a magazzino non è piaciuta. Target, altra catena che soffre di elefantiasi dell’inventario, prevedeva a maggio un margine di profitto del 5,3%, con eccessi di scorte sia nell’elettronica, sia negli elettrodomestici; la conseguenza è stata un tonfo pario al -25% per le sue azioni.

Inaspettatamente, Target ha reagito comunicando una strategia d’urto che prevede il taglio del margine di profitto al 2%, la riduzione dei prezzi e l’annullamento degli ordini ricevuti, il tutto a poche settimane dal report sui propri utili, di fatto da riscrivere.

Controllando le offerte della maggior parte dei grandi distributori si scoprirà che i prezzi stanno crollando ovunque e la ragione è l’esigenza di smaltire queste enormi scorte che, altrimenti, perdono valore in magazzino.

Questa conseguenza in realtà non è la peggiore: si tratta di una corsa ai ripari prima che i consumi crollino davvero, spaventati dall’inflazione. È tutto da vedere cosa accadrà alle scorte nei prossimi mesi, tra ordini in annullamento e produzione che inizia a rallentare.

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