La carenza di manodopera si sta configurando come uno scenario di emergenza cronica per la logistica in tutto il mondo e per la catena di approvvigionamento globale. Dai porti, dove le operazioni sono rallentate anche a causa degli organici ridotti, alle industrie e ai centri di distribuzione, la mancanza di lavoratori qualificati sta ostacolando le operazioni e creando colli di bottiglia.
La rarefazione di manodopera specializzata sta avendo ripercussioni che iniziano a farsi sentire sulle industrie nazionali in America ed Europa, rendendo sempre più complesso per le aziende soddisfare una domanda che, al contrario, è sempre in crescita e mantenere una buona efficienza operativa.
L’impatto sui settori produttivi
La scarsità di manodopera è evidente in vari settori e, secondo un report di Descartes, il 90% delle camere di commercio statunitensi la identifica come causa di un freno alla crescita.
In alcuni settori i centri produttivi non riescono ad evadere gli ordini nei tempi previsti e i centri di distribuzione faticano a mantenere il flusso ideale delle merci.
In attesa di un futuro nel quale i campioni si guideranno da soli, la carenza di autisti, essenziali per il trasporto delle merci, aggrava ulteriormente la situazione sia in Europa che negli Stati Uniti, mentre professioni critiche come saldatori, idraulici e autisti di camion sono di difficile reperimento in 19 dei 21 Paesi analizzati, causando un costante deficit nella capacità produttiva e nella logistica.
Secondo un recente sondaggio citato da allthingssupplychain.com, coerente con i dati riportati per il 2022 da toolsgroup.com, la situazione nordamericana è preoccupante: il 37% delle aziende lamenta una grave carenza di manodopera, con il 58% che segnala ripercussioni negative sul servizio clienti.
Il settore dei trasporti è particolarmente colpito, con il 61% delle aziende che incappa in problematiche dovute alle carenze di manodopera.
Anche i lavoratori altamente qualificati per ruoli di tipo intellettuale e i manager sono difficili da trovare, rispettivamente con il 55% delle posizioni e il 54% dei ruoli manageriali difficili da coprire.
Sempre secondo Descartes, all’interno di queste percentuali, il 20% dei ‘knowledge workers’ è ‘very hard’ da reperire e il 6% ‘Extremely Hard’, il 18% dei manager è ‘very hard’ e il 6% ‘Extremely Hard’, il 16% degli autisti risulta essere difficile da trovare e il 7% estremamente difficile, mentre il 14% degli addetti al magazzino è ‘very hard’, più un 6% quasi impossibile da reperire.
Industrie nazionali in sofferenza
Negli Stati Uniti e in Germania, il 43% delle aziende segnala significative lacune nella forza lavoro, mentre nei paesi nordici la percentuale è del 42%.
Sono carenze che limitano la capacità e la flessibilità delle aziende, rendendo più difficile soddisfare le richieste dei clienti e le aspettative dei rivenditori.
Ciò malgrado i salari siano cresciuti più rapidamente rispetto al periodo pre-pandemia, sospinti un po’ dall’inflazione e un po’ dalla maggiore competizione per accaparrarsi lavoratori qualificati.
Per fare due esempi, in Europa è particolarmente acuta la mancanza di autisti di camion: nella sola Germania si stima che manchino circa 60.000 autisti, causando ritardi nella consegna delle merci e aumentando i costi di trasporto; un problema aggravato dall’invecchiamento della forza lavoro e dalla difficoltà di attrarre giovani lavoratori nel settore.
Nel Regno Unito, invece, è segnalata una decisa carenza di operai edili che porta a dilatare i tempi di realizzazione dei cantieri, mentre sia Europa che USA condividono la difficoltà a trovare impegnati specializzati nel settore dei Big Data e dell’informatica in generale, in un momento che vede lo sviluppo di soluzioni di AI tra le priorità.
La tecnologia da sola non basta
Molte aziende stanno adottando soluzioni digitali per aumentare la propria efficienza svincolandola dalla dipendenza dalla manodopera umana.
Le tecnologie assistite dall’IA aiutano con la previsione della domanda, la gestione dell’inventario e l’ottimizzazione dei percorsi, mentre l’automazione potrebbe arrivare a rendere il magazzino un luogo frequentato quasi esclusivamente da robot.
Tuttavia, l’investimento iniziale nell’automazione e nelle tecnologie digitali può essere eccessivo per la maggior parte delle aziende che compongono il cosmo della logistica, con ritorni che si materializzano su archi temporali davvero lunghi, per non dire scoraggianti.
Inoltre, non si può nemmeno pensare che tecnologie come la guida autonoma risolvano in toto il problema del trasporto su gomma: all’atto pratico non solo è impossibile materialmente, ma, come in altri campi, non è pensabile rinunciare all’apporto del know how umano.
Soprattutto, è dall’interazione uomo-macchina che possono venire i risultati migliori, in quanto alla macchina manca e mancherà sempre la creatività, per quanto brava possa diventare ad imitarla.