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Trasporto marittimo, calano i noli ma aumentano le navi ferme

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L’andamento del Valencia Cointainerized Freight Index misura il polso dello shipping nei porti europei: ottobre mese all’insegna del ribasso

Dopo anni di crescita, i volumi dei container in transito sulle acque del Mar Mediterraneo scendono: il segnale è registrato da uno degli indici più significativi dell’economia marittima portuale dell’area Euro, il Valencia Containerized Freight Index (VCFI), che dal 2018 misura l’andamento dei noli marittimi e dei volumi di merci containerizzate in en tratta ed uscita dai principali scali europei.

Il mese di ottobre 2022 si pone dunque come spartiacque tra un ‘prima’ ed un ‘dopo’, ossia tra le serie positive pre-pandemia e guerra russo-ucraina e l’attuale situazione dominata da instabilità ed inflazione.

Il quesito più grande che si pone agli occhi degli analisti è però quello delle prospettive cui i dati mettono innanzi, che non appaiono delle più rosee.

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Giù i noli con l’estremo Oriente

Secondo il Valencia Containerized Freight Index (VCFI), che dal 2018 ad oggi aveva registrato una costante crescita (+342% dal gennaio di quattro anni fa), gli effetti dello scenario macroeconomico venutosi a creare dopo pandemia e scoppio del conflitto in Europa si iniziano a vedere in modo sistematico: il trend dei noli con l’estremo Oriente è in calo netto per il sesto mese consecutivo, toccando una diminuzione del 22,1% nel mese di ottobre.

Si tratta di un fenomeno che si ripercuote a catena su tutto il VCFI, che per il quarto mese di fila vede la propria valutazione preceduta dal segno meno, -7,1% nel caso specifico di ottobre 2022.

Il punteggio complessivo dell’indice VCFI è significativo in quanto si tratta di un riferimento sui volumi dei traffici marittimi riconosciuto da tutto il mondo dei container che opera nel Mar Mediterraneo.

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Rallenta l’economia mondiale

La china discendente intrapresa dai volumi dei noli marittimi non è che il risultato del rallentamento generale patito dall’economia mondiale.

Il livello dei prezzi dei noli marittimi, la cui discesa poteva sembrare cosa buona solo ad una superficiale analisi già nei mesi precedenti l’estate, rispecchia lo scenario macroeconomico globale e subisce un trend imposto dall’inflazione più alta mai vista da alcuni decenni a questa parte.

Continui stop&go nelle filiere produttive e negli scali orientali, politiche legate alla pandemia da Covid-19, invasione russa dell’Ucraina, sconvolgimento degli equilibri geopolitici, aumento del costo della vita e delle materie prime, peggioramento delle condizioni economiche in praticamente ogni regione del mondo sono tutte concause del rallentamento economico.

 

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Aumento dei carburanti e fermo delle navi

Un dato significativo a corredo della diminuzione dei volumi di container spediti è l’accresciuto numero di navi inattive: secondo i dati forniti da Alphaliner e presi in considerazione dall’Autorità portuale valenciana nell’elaborazione del VCFI, le unità ferme erano l’1,8% del totale delle flotte attive, con una perdita di capacità rispetto a settembre 2022 pari a 64.969 TEU.

A ciò ha contribuito senz’altro l’aumento dei costi delle materie prime – in questo caso da leggersi essenzialmente come il greggio dal quale deriva il carburante marino: se il prezzo al barile del Brent è passato da 89,76$ in settembre a 93,33$ di ottobre (+3,98% sul mese, +15,15% sull’anno), il prezzo del bunkeraggio, ossia del rifornimento in mare dei natanti, ha visto il Very Low Sulphur Fuel Oil andare da 725 dollari in settembre a 739,5 dollari di ottobre (+2%).

Il trend è globale, in quanto considerato sulla base dei dati provenienti dai 20 principali scali portuali del mondo analizzati da Ship&Bunker.

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