Logistica italiana: le prime impressioni sul Governo Draghi

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photo credit: European Parliament ECB President Mario Draghi at the EP via photopin (license)
Vaccini, infrastrutture, transizione ecologica, tutte questioni care alla logistica del Bel Paese

E’ nato il governo Draghi, l’esecutivo che, nel nome del suo Premier, ha già conferito stabilità alle quotazioni europeiste dell’Italia e dal quale ci si aspetta di essere traghettati al di fuori della clamorosa impasse dell’ultimo mese.

Per la logistica, motore mai domo, neppure in pandemia, della nazione, si tratta di un punto di svolta: l’Italia deve cambiare passo.

La questione vaccini, quella latente delle infrastrutture italiane (porti, autostrade, ricordate?) e la novità, se così la si può definire, del Ministero della Transizione Ecologica sono questioni che hanno subito destato l’intetersse di alcune delle Associazioni di settore più note.

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Piano vaccini, un primo punto a segno

Decisamente positiva è stata l’accoglienza delle parole del neo Presidente del Consiglio Mario Draghi sul Piano Vaccini da parte del mondo della logistica.

L’ex Presidente della BCE – per la verità, solo il più noto tra i moltissimi incarichi ricoperti –  ha posto subito l’accento sul fondamentale ruolo della distribuzione e dello stoccaggio, ossia della logistica stessa.

Lo ha notato Paolo Uggé, Presidente di Conftrasporto-Confcommercio:

«L’annuncio del Premier Draghi, che ha identificato nella logistica uno degli aspetti più delicati dell’operazione, va nella giusta direzione. Il nodo va affrontato con strumenti di efficienza e professionalità, e con un piano che assicuri la continuità degli arrivi delle dosi nei tempi stabiliti. Da questo dipende la nostra ripartenza, a cominciare dai settori-chiave dell’economia, tra i quali proprio quello dei trasporti e della logistica, la cui situazione è ben descritta nell’Osservatorio che abbiamo diffuso nei giorni scorsi».

Conftrasporto-Confcommercio ha ancora sottolineato la disponibilità a collaborare con l’esecutivo, ricordando che l’ultimo piano della logistica approvato da un organismo ufficiale, ossia il Cipet, e pubblicato nella Gazzetta ufficiale risale al 2006.

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photo credit: Ministero Difesa Il posizionamento dei pallet vaccini in container frigo via photopin (license)

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Ministero della Transizione Ecologica: il dubbio

Più cauta la reazione di fronte alle voci, poi realizzatesi, dell’istituzione di un Ministero della Transizione Ecologica. Fortemente voluto dai pentastellati, è un ministero che, traguardando ad un più ampio orizzonte, esiste da tempo in altri Paesi europei e che risponde a precise necessità dettate proprio dalle timeline europee sulla decarbonizzazione dei Paesi membri.

Federlogistica-Conftrasporto, altra forte rappresentanza del mondo logistico italiano, ha osservato la genesi del nuovo dicastero con occhio critico.

Il punto sta nell’interpretazione e nel metodo, entrambi ancora da verificare, per Luigi Merlo, Presidente dell’associazione di categoria, che lo trova positivo «se si tratta di creare un Ministero in grado di attivare il recovery fund, di intervenire ad esempio con forza sul tema dell’effetto del cambiamento climatico sul mare e sulle infrastrutture portuali, sul rinnovo della flotta navale proiettandosi verso lng e idrogeno e di quella camionistica, su un potenziamento delle ferrovie e quindi della cura del ferro lanciando il nostro Paese verso il futuro».

Dove risiede il potenziale negativo dunque? Per Merlo bisogna evitare che si trasformi in una «forzatamente estemporanea nuova centrale operativa destinata a unificare le competenze del Ministero dell’Ambiente, dei Trasporti, delle Attività Produttive e quindi strutture tecniche ministeriali che spesso in questi anni si sono contrapposte senza trovare un punto di intesa, dando ulteriore vigore a quell’ambientalismo di “ostruzione”, che non ha garantito serie politiche ambientali e che nello stesso tempo ha bloccato ogni forma di sviluppo e di adeguamento infrastrutturale del nostro Paese. Se si tratterà di un Ministero burocratico e orientato solo a bloccare si porrebbe un enorme problema per il Paese».

Quella di Federlogistica-Conftrasporto è una legittima preoccupazione, volta, come da loro stessi espresso, a tenere alta l’attenzione ben sapendo che Draghi sarà in grado di mettere in piedi «una struttura tecnica di altissimo profilo, capace di affrontare questi temi con visione, competenza, privi di pregiudizi sui temi dello sviluppo». 

La nomina di Roberto Cingolani, fisico e docente italiano già responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo S.p.A., nonché ex-direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova dovrebbe lasciare presagire per il meglio.

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Ministeri per obiettivi, la lezione francese

Una nota che si legge tra le righe riguarda altri due punti, il primo dei quali è quello dei ‘Ministeri per obiettivi’.

Si tratta di una struttura che, per sua intrinseca organizzazione, è differente dai tradizionali dicasteri: Conftrasporto-Confcommercio, a tal proposito, auspica un ripensamento della riforma Bassanini, con lo sdoganamento del Ministero dello sviluppo e delle tutela del mare.

In questo caso, il riferimento è a quanto accaduto in Francia, che il Ministero della Transizione Ecologica lo ha messo in campo ben prima di noi, inizialmente inglobando del tutto i dicasteri dell’ambiente e della tutela marittima.

Altra nota a latere è rappresentata dall’operato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: sinora affidato a Paola de Micheli, il cui operato è stato abbastanza apprezzato, adesso passa nelle mani di Enrico Giovannini, ex direttore dell’Ocse e dell’Istat, nonché ex ministro del Lavoro.

La sua figura sarà cardine del rinnovamento di un settore, in quanto il Recovery Fund prevede poco meno di 32 miliardi di Euro per ammodernare le infrastrutture dell’Italia, con 18 miliardi esplicitamente dedicati alla mobilità sostenibile.

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